Ferdinando IV è passato alla storia come sanguinario persecutore degli eroi del 1799, giustificato soltanto addossando la responsabilità politica del suo regno alla consorte Maria Carolina d'Asburgo: il re di Napoli sarebbe stato un sovrano sotto il costante pacchero della moglie. Croce parlò di un regnante «inconscio», dedito «alla caccia, alle femmine, alla buona tavola; e purché gli si lasciassero fare le dette cose, era pronto a intimare la guerra, a fuggire, a promettere, a spergiurare, a perdonare e ad uccidere, spesso ridendo allo spettacolo bizzarro». Al suo posto primeggiava, sempre secondo la vulgata crociana, una regina dallo «spirito torbido», mancante di «elevatezza mentale, accorgimento e prudenza, che fece di continuo il danno suo e di tutti».
Prima di Croce, a denunciare la mollezza del re era stato il plenipotenziario Tanucci, che informava puntualmente Carlo III su come stessero andando le cose a corte.
Secondo la storiografia, insomma, «tutte le svolte decisive della storia del regno sarebbero dipese dal micidiale intreccio tra la «fenomenale incoscienza di Ferdinando, l'ambizione del filoinglese Acton e l'instabilità della regina sino ai catastrofici eventi di fine secolo. Ma non andò così» scrive, nel tentativo di ribaltare la rappresentazione di un sovrano dandy e sottomesso alla moglie, lo storico dell'università di Salerno Emilio Gin in Ferdinando IV di Borbone (Rubbettino, pagine 182, euro 14). Per lui Ferdinando IV regnò con consapevolezza, quelli della moglie e del suo amante furono solo tentativi, inutili, di impadronirsi del potere, e Tanucci ebbe tutto il suo interesse per presentare un re incapace e asservito alla volontà muliebre, perché ne era il tutore e voleva prolungare il più a lungo possibile il suo ruolo.
Ferdinando IV regnò prendendo le decisioni da solo, «alle riunioni mancò solo pochissime volte», ed era ben consapevole delle mire della moglie, che teneva a debita distanza. Grazie al lavoro di Gin adesso possiamo incolpare senza alcuna indecisione per gli errori storici Ferdinando IV, che se pure fu al centro di congiure e tentativi di condizionamenti, fu lui e solo lui l'artefice della politica borbonica che tra le tanti gravi colpe ebbe quella di reprimere nel sangue la Repubblica del 1799.