«Ecce Homo», l'ultimo Caravaggio «napoletano» in mostra al Prado di Madrid

Il nuovo proprietario del dipinto ha reso noto di avere intenzione di tenerlo sempre esposto al pubblico

L'Ecce Homo di Caravaggio
L'Ecce Homo di Caravaggio
Marco Perillodi Marco Perillo
Martedì 7 Maggio 2024, 16:06
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Una storia avvincente quella dell'«Ecce homo» di Caravaggio apparso a Madrid nel 2021 e acquistato per circa 30 milioni. Un quadro attribuito di recente al genio di Michelangelo Merisi e che sarebbe stato composto a Napoli durante uno dei due soggiorni del pittore lombardo, all'epoca del viceregno spagnolo. 

Il capolavoro ritrovato sarà esposto al museo del Prado per nove mesi. Ma il nuovo proprietario del dipinto, tramite l'agenzia Efe, ha reso noto di avere intenzione di tenerlo sempre esposto al pubblico, anche al di là del prestito di nove mesi concesso al museo più importante di Madrid. 

Ci sono «prove stilistiche e documentali sufficienti» per attribuire a Caravaggio l'«Ecce Homo». La conferma arriva proprio dal museo del Prado, che per questo motivo ha deciso di ospitare l'opera in una mostra speciale che si terrà dal 28 maggio fino al prossimo ottobre. Il dipinto è tornato alla luce nel 2021 quando doveva essere messo all'asta dalla casa Ansorena di Madrid per 1.500 euro. La galleria d'arte Colnaghi, con sede a Londra e New York, ha successivamente curato l'autenticazione e il restauro dell'opera. Da quando il Museo del Prado ha segnalato al Ministero della Cultura spagnolo la rilevanza del dipinto «Ecce Homo», che raffigura Gesù con una corona di spine prima della crocifissione (1605-09 circa), l'opera è stata affidata alla custodia della galleria Colnaghi, in collaborazione con Filippo Benappi (Benappi Fine Art) e Andrea Lullo (Lullo Pampoulides).

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Indiscrezioni riferite dalla stampa di Madrid, sostengono che il nuovo proprietario sia un aristocratico collezionista inglese che vive in Spagna e che avrebbe acquistato l'opera di Caravaggio per circa 30 milioni di euro. L'offerta di acquisto, a trattativa privata, è stata chiusa dopo l'estate del 2023 e sia la Comunidad di Madrid che il Ministero della Cultura sono stati informati che il desiderio del nuovo proprietario è quello di esporre l'opera. Tra gli altri studiosi che sostengono la nuova attribuzione a Caravaggio vi sono Maria Cristina Terzaghi, professoressa di storia dell'arte moderna all'Università di Roma Tre, e Giuseppe Porzio, professore di storia dell'arte all'Università di Napoli.

Terzaghi ha dichiarato: «La rapidità con cui è stato raggiunto il consenso sul fatto che l'opera sia un Caravaggio al momento della sua riscoperta è stata assolutamente senza precedenti nella storia critica del pittore su cui gli studiosi si sono raramente trovati d'accordo, almeno negli ultimi 40 anni».

Quando il dipinto doveva andare all'asta nel 2021 presso la casa d'aste Ansorena era stato inserito nel catalogo online con l'attribuzione alla «cerchia dell'artista spagnolo del XVII secolo Jusepe de Ribera». Il governo spagnolo ha successivamente imposto un divieto di esportazione dell'opera, mentre il governo regionale della Comunidad de Madrid le ha concesso lo status di opera protetta, dichiarandola di interesse culturale. Gli esperti del governo regionale hanno guidato il restauro insieme allo specialista Andrea Cipriani, mentre l'ingegnere nucleare Claudio Falcucci ha effettuato un'indagine diagnostica sul quadro. L'opera era precedentemente di proprietà dei tre figli di Antonio Pérez de Castro, fondatore della scuola di design Iade di Madrid, e dell'artista Mercedes Méndez Attard. Ancor prima il quadro compare per la prima volta nell'inventario del conte di Castrillo, vicerè di Napoli, che lo portò in Spagna tra 1657 e 1659.  La provenienza del dipinto è documentata in dettaglio dal Prado e da Colnaghi: si pensa che «Ecce Homo» sia stato incluso nella collezione privata di Filippo IV di Spagna nel 1664, ed è poi menzionato come esposto nell'appartamento di suo figlio, Carlo II, dal 1701 al 1702. Nel 1789 «Ecce Homo» fu esposto alla Real Casa del Palacio del Buen Retiro di Madrid. Nel 1816 l'opera è documentata nella collezione di Manuel Godoy, segretario di Stato spagnolo di Carlo IV. In seguito fu lasciata in eredità alla Real Academia de San Fernando. Nel 1821 Evaristo Pérez de Castro Méndez, diplomatico spagnolo e membro onorario dell'Academia de San Fernando, ricevette il Caravaggio in cambio di altri dipinti donati all'Accademia di Belle Arti. È rimasto alla famiglia fino al cambio di proprietà nel 2024. 

«La faccia di Cristo è la stessa della Flagellazione, che proviene dalla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore. Secondo me sono due dipinti fatti nelle stesse settimane. Sì dovrebbe essere un'opera tarda del Merisi, realizzata a Napoli» ha raccontato a riguardo il professore di Storia dell'Arte moderna all'Università Suor Orsola Benincasa Stefano Causa

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