Gli atti di indagine, quelli utilizzati nei mesi scorsi dalla Procura per richiedere una misura cautelare nei confronti di Raffaele D'Alterio, esponente di spicco del clan Polverino, non erano utilizzabili.
Così il presunto assassino di Giulio Giaccio - ucciso 24 anni fa per uno scambio di persona - è riuscito per ora a farla franca. Raffaele D’Alterio, meglio noto come Lelluccio 'a signurina, è accusato da diversi pentiti di aver esploso il colpo di pistola alla nuca del 26enne, che fu poi sciolto nell’acido dagli esponenti della cosca egemone a Marano, Quarto e nella zona collinare di Napoli.
E' una questione essenzialmente tecnica - sollevata dallo stesso pm Giuseppe Visone - e non di merito e riferita a un pregresso fascicolo archiviato nel 2013.
Per questo motivo la pubblica accusa ha chiesto la revoca della misura cautelare. Ora la Procura, in riferimento alla posizione di D'Alterio, già detenuto per altri reati, riformulerà la richiesta di arresto. Per l'omicidio Giaccio ci sono altri indagati, tra cui Carlo Nappi e Salvatore Cammarota.