«Riteniamo che all’epoca dei fatti, la signora Adalgisa Gamba fosse in condizioni tali da escludere la capacità di intendere e di volere per la presenza di una psicosi reattiva breve, patologia con valore di malattia in senso medico legale e tale da aver condotto a una condizione mentale dove l’atto omicidiario si è posto come manifestazione epifenomenica del disturbo mentale del soggetto che, peraltro, molto probabilmente si sarebbe concluso con un concomitante suicidio».
Sono queste le conclusioni a cui sono arrivati i professori Giuseppe Sartori, Pietro Pietrini e Stefano Ferracuti, che hanno eseguito la «super» perizia psichiatrica su Adalgisa Gamba, la 42enne in carcere da oltre due anni perché accusata di aver premeditato l’uccisione di suo figlio Francesco, appena due anni e mezzo, soffocato e poi portato in mare nei pressi di una spiaggia di Torre del Greco la sera del 2 gennaio 2022, poiché la donna riteneva che il piccolo fosse autistico.
Al di là del linguaggio tecnico-scientifico, secondo i periti nominati dalla prima sezione penale della Corte di Assise di Napoli (presieduta dal giudice Teresa Annunziata) al termine del lungo dibattimento che aveva lasciato numerosi dubbi sulla decisione, al momento dei fatti Gisa Gamba era incapace di intendere e di volere a causa di una psicosi.
Il processo
La complessa perizia psichiatrica sarà oggetto di discussione nella prossima udienza fissata per domani mattina, quando i tre periti saranno ascoltati in aula. Al vaglio ci saranno anche le ricerche – minuziose e precise, durate per mesi, fino alla notte precedente al terribile infanticidio – effettuate sul web, che hanno spinto la Procura a contestare anche la premeditazione. In mare furono abbandonati il cellulare con le ricerche su Google e una sciarpa, probabilmente utilizzata per soffocare il bimbo.
«È la fine di incubo – dice l’avvocato Salvatore Del Giudice, legale della signora Gamba – sono due anni che la mia assistita è in carcere: i “superperiti” hanno escluso la capacità di intendere e volere, confermando le precedenti perizie psichiatriche e la nostra tesi difensiva. La nuova perizia ha dimostrato che non è una assassina, ma una donna affetta da una grave patologia, lasciata da sola a combattere con un male più grande di lei: la depressione post partum». Domani, dunque, potrebbe arrivare uno degli ultimi capitoli processuali della triste vicenda.