Pasqua a Napoli non più low cost: dal caffè alla margherita, arriva la “stangata”

Gli aumenti non si fermano ai generi alimentari: una stanza in zona Toledo oggi costa 20 euro in più

Pasqua a Napoli non più low cost
Pasqua a Napoli non più low cost
di ​Gennaro Di Biase
Venerdì 22 Marzo 2024, 23:17 - Ultimo agg. 23 Marzo, 14:09
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L’«inflazione turistica». La nuova espressione serve a fotografare il fatto che Napoli è diventata la città più cara d’Italia, stando ai dati dell’inflazione, che è salita all’1,9%. In tempi recenti, fino al post-Covid, Partenope era una delle mete per eccellenza low-cost, per i visitatori, e anche per i residenti. Ma quegli anni, nei fatti, appaiono oggi lontanissimi, come dimostrano i report delle associazioni di tutela dei consumatori. Alla base degli aumenti - che riguardano ristorazione, generi alimentari e posti letto - c’è naturalmente la legge base del mercato: la grande domanda di soggiorni e visite all’ombra del Vesuvio (100mila vacanzieri solo nel weekend di Pasqua ’24) fa impennare i costi, lievitati del «60%» dal post-Covid per bar e ristoranti. Il sistema, in sintesi, funziona così: ogni volta che torna l’alta stagione turistica (Natale o Pasqua), i prezzi aumentano. E i rincari, poi, restano fissi fino alle festività successive. Quando si registra un nuovo incremento dei costi. Un rincaro per ogni festività.

Il report di Federconsumatori Napoli parla chiaro.

E si riferisce in particolare al centro storico, che a Napoli - al contrario di quanto avviene a Firenze, Roma o Venezia - è densamente abitato anche dai residenti. Questa specificità è tutta partenopea, e non va sottovalutata nell’analisi socio-economica della situazione. Gli ultimi aumenti si stanno verificando in particolare nella ristorazione, «fino all’8% rispetto a novembre del 2023». Una margherita in centro, 5 mesi fa, costava «mediamente 7 euro».

Oggi siamo arrivati a circa «9 euro e 50 centesimi», ma si arriva anche a «12 euro», come rileva il Movimento Consumatori. Tornando ai dati di Federconsumatori, si registra che il caffè sta diventando l’oro nero non solo di nome, ma anche di fatto: per una tazzina al banco in un bar del centro si pagano «tra l’euro e 20 e l’euro e 40, con un sovrapprezzo di 10-20 centesimi rispetto all’anno scorso». Gli aumenti non si fermano ai generi alimentari. Una stanza in zona Toledo, «5 mesi fa si pagava 90 euro a notte, oggi siamo intorno ai 110 per lo stesso posto letto». Rincaro anche sulla sfogliatella, che «da 1,60 centesimi di novembre scorso» ha scavallato in diversi bar «i 2 euro».

E poi ci sono gli aumenti sui prodotti tipici della festività in arrivo. Così come sotto Natale lievitò del «40%» il costo di gamberoni e vongole veraci, questi sono i giorni della stangata sul casatiello e sulla pastiera. A Pasqua dell’anno scorso, «casatiello e pastiera si vendevano intorno ai 12 euro - continuano da Federconsumatori Napoli - Quest’anno costeranno circa 18 euro». Più costosi di «20 centesimi» anche i carciofi, tipici della Pasqua, arrivati a «1,20 euro per ogni pezzo». «Ad aumentare - specifica il presidente dell’associazione degli utenti Giovanni Berritto - sono in particolare i prodotti artigianali. Lo stesso fenomeno si era verificato anche lo scorso Natale». Dalla stangata di Pasqua si salva solo l’uovo di Pasqua della grande distribuzione, che «si sugli scaffali dei supermercati si trova a prezzi invariati rispetto al 2023 - prosegue Berritto - tra i 12 e i 13 euro».

Dalla fine dell’emergenza sanitaria a oggi, Partenope si è lasciata alle spalle l’immagine di metropoli “cheap”: è successo tutto in 3 anni. Sei euro in più per il casatiello ’24, 20 euro in più per un posto letto, due euro in più per la pizza. Da questa escalation deriva l’appello di Federconsumatori Napoli: «Temiamo ulteriori rincari nelle festività pasquali - conclude Berritto - Gli aumenti arrivano puntualmente in occasione delle festività che richiamano i turisti, poi però restano standardizzati. Quello che è successo a Natale si sta ripetendo a Pasqua. Il meccanismo è simile a quello della benzina: quando aumenta, difficilmente diminuisce. In centro i prezzi sono sempre più alti, e i napoletani iniziano ad andare in difficoltà».

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«Il turismo sta generando aumenti significativi - aggiunge Osvaldo Ciriello, referente regionale del Movimento Consumatori - che negli ultimi due anni raggiungono anche il 60% per bar, pizzerie e ristorazione. È l’inflazione turistica. Ben venga l’indotto portato dai visitatori, ma i napoletani che non ne beneficiano hanno il diritto di conservare il loro potere d’acquisto. Vanno contenuti i prezzi, o avremo un centro solo per acquisti turistici e senza residenti. Serve un tavolo con le organizzazioni datoriali e l’amministrazione comunale per un contenimento dei prezzi, anche perché purtroppo i salari sono fermi da anni».

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