Aumentano i casi Covid in Campania, insieme alle avvisaglie di un'ondata di infezioni, nei bambini, da virus respiratorio sinciziale che storicamente precedono quelle da Covid e con la concomitante crescita dei casi di influenza stagionale. Ingredienti che uniti all'arrivo dei rigori dell'inverno fanno salire il livello di allerta, preoccupano i clinici e spingono la Regione a una maggiore prudenza: venerdì scorso da Palazzo Santa Lucia è partita la richiesta, ad Asl e ospedali, di incrementare tamponi molecolari e tracciamenti, quasi spariti dai radar, e di procedere ai sequenziamenti dei ceppi di Sars-Cov nei sintomatici e ricoverati per dare un nome e cognome alle varianti circolanti di Sars-Cov-2.
Ma partiamo dai numeri: l'indice percentuale dei positivi al tampone per Sars-Cov-2 dalla fine di novembre ha superato ampiamente la soglia del 10% passando dall'11,8% della settimana tra il 27 novembre e il 3 dicembre, al 14,89% nei sette giorni successivi fino a superare il 19 per cento negli ultimi giorni.
Nessun allarme ma un aumento di attenzione: a preoccupare i medici è la contemporanea diffusione di più agenti infettivi a trasmissione respiratoria che si presentano con gli stessi sintomi: ossia febbre, raffreddore, mal di gola, tosse e relative complicanze. A rischiare è soprattutto la platea degli anziani e dei fragili di cui pochissimi hanno fatto i richiami vaccinali anticovid (in Campania lo 0,8% degli ultra 60enni e l'1,2% degli ultra 80enni). Pazienti minati da cardiopatie e altre patologie croniche nei quali l'abbassamento delle difese immunitarie ancora apre la strada alle temibili polmonitì (sia da Covid, sia da influenza) ma con una letalità di Sars Cov-2 doppia rispetto al primo.
«Da una settimana vediamo molti più casi in pronto soccorso, 5 o 6 al giorno - sottolinea Giuseppe Fiorentino, direttore sanitario aziendale del Cotugno - due giorni fa su sei accessi 2 avevano la polmonite, una per Covid e l'altra per virus H1 N1.Ma sono pazienti anziani e molto fragili. Le polmoniti bilaterali da Covid tipiche degli anni scorsi non si vedono più. In una settimana siamo però passati da 10 a oltre 20 posti occupati da Covid più alcuni altri in isolamento nei reparti: oncologici, leucemici, trapiantati e dializzati hanno complicazioni dall'infezione in relazione allo stato immunitario compromesso». Persone da proteggere in famiglia e nelle comunità. Meno tranquillizzante il quadro delineato da Ivan Gentile ordinario di Malattie infettive del Policlinico Federico II i cui 9 posti letto sono da 15 giorni perennemente occupati con richieste da tutta la regione. «Nessun allarmismo ma i casi in aumento, soprattutto nell'ultima settimana, sono un dato di fatto - conclude il manager della Asl Napoli centro Ciro Verdoliva - un'impennata registrata a Napoli dall'11 dicembre con casi triplicati rispetto ai giorni precedenti. Siamo passati da 10 o 15 nuovi positivi a 100/150 con punte di 250. Se dieci giorni fa avevamo una platea di circa 200 positivi oggi sono 1200 (cioè il totale dei positivi, nda). Resta l'invito a rispettare le norme di buon senso: usare le mascherine nei luoghi affollati, lavare le mani e mantenere il distanziamento da persone con palesi sintomi da raffreddore. Per i fragili resta poi il consiglio di vaccinarsi, sia contro l'influenza che contro il Covid».