Droga in carcere al figlio minorenne

Scoperta e denunciata donna dalla Penitenziaria

Ancora droga in un carcere minorile
Ancora droga in un carcere minorile
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 13 Maggio 2024, 07:05 - Ultimo agg. 14 Maggio, 07:36
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Ci sono storie e casi che sembrano superare i confini della realtà. Eppure accadono davvero: la madre di un giovanissimo detenuto napoletano è stata fermata e denunciata dalla Polizia Penitenziaria in servizio presso l’Istituto Penale di Airola: un pacco destinato al figlio nascondeva abilmente occultata nei tessuti di un pantalone.

A rendere noto l’episodio è stato Sabatino De Rosa, vice coordinatore regionale per il settore minorile per la regione Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che spiega: «Durante lo svolgimento dei colloqui con i familiari, il personale di Polizia Penitenziaria assegnato al settore colloqui e preposto ai controlli sulle persone e i pacchi in ingresso, ha scoperto della sostanza stupefacente abilmente nascosta in un indumento.

Il pacco in questione era stato depositato, per la consegna, dalla madre di un detenuto napoletano appena. Tutto ciò è stato possibile grazie al fiuto impeccabile della Polizia Penitenziaria che ha svolto come sempre il suo delicato compito con costanza e spirito di abnegazione».

La denuncia

Una piaga, quella legata a ciò che illegalmente si tenta di introdurre nelle carceri, più volte denunciata dal Sappe, che sottolinea come solo grazie alla professionalità dei baschi azzurri si riesca a individuare l’introduzione di droga e oggetti non consentiti all’interno degli istituti penitenziari, in assenza di una strumentazione tecnologica adeguata e persistendo una carenza di personale cronica.

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “il problema dell’ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane. Dai dati in nostro possesso sappiamo che quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre, ha problemi di droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta”.

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