Napoli, a Noemi il premio in memoria di Buonocore: «Noi, sopravvissute ai clan siamo la civiltà dell’amore»

La piccola Noemi ferita dai clan in piazza Nazionale riceve il premio Teresa Buonocore, uccisa dai pedofili

Laa piccola Noemi con la madre e la Clemente
Laa piccola Noemi con la madre e la Clemente
di Giovanni Chianelli
Lunedì 13 Maggio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 15 Maggio, 07:39
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Quando si è avvicinata al palco, stretta dall’abbraccio della madre, tutta la sala si è alzata ed è scoppiato un applauso commosso. Volevano vedere come stava e la buona notizia è che Noemi Staiano sta bene, a parte il busto che è costretta a portare da quella brutta mattina di 5 anni fa, quando fu raggiunta dai colpi di pistola dei camorristi a piazza Nazionale. È cresciuta, oggi riesce a sorridere e a portare la sua storia con grande dignità, fino a diventare a soli 9 anni un simbolo della lotta alle mafie. Per questo è stata inserita tra i premiati della terza edizione del premio “Teresa Buonocore”, intitolato alla donna uccisa nel 2010 a 51 anni su mandato dell’uomo che, a seguito delle sue denunce e del processo per reati di pedofilia, era stato condannato a 16 anni di carcere.

L’evento si è svolto ieri all’auditorium della Regione Campania, voluto dalla figlia della Buonocore, Alessandra Cuevas, e promosso dall’associazione “Partenope Dona odv” e dalla fondazione “Silvia Ruotolo onlus”, con il patrocinio di Comune di Napoli, Città Metropolitana, Regione Campania, Comune di Salerno, Fondazione Pol.i.s. «Questo premio in memoria di mia madre, insignita della medaglia d’oro al merito civile e alla memoria, intende promulgare la cultura della legalità e della tutela dell’infanzia e delle donne» ha detto la Cuevas.

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La cerimonia

La cerimonia si è svolta in un clima informale e festoso, tra composizioni di fiori che coloravano il tavolo dei relatori che ha accolto la staffetta dei riconoscimenti: oltre alla piccola Noemi sono stati premiati anche il fondatore di “Libera” don Luigi Ciotti, Gildo Claps, fratello di Elisa, la giovane uccisa a Potenza nel 1993, Dario Del Porto, giornalista di La Repubblica, il sacerdote Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione “Meter”, Lucia Fortini, assessore regionale alle Politiche giovanili e alla scuola, il presidente del Coni Giovanni Malagò, presidente del Coni, la penalista Mariagrazia Santosuosso, e Giulia Minoli, autrice, presidente della fondazione “Una Nessuna Centomila” e vicepresidente dell’ente “CCO - Crisi Come Opportunità”; Ciotti è stato l’unico tra i premiati a non prendere parte alla manifestazione, tra i presenti c’era Alessandra Clemente, tra le organizzatrici principali del premio, e il rapper Lucariello.

La Minoli è figlia di Gianni, noto giornalista, e ha realizzato il format “Se dicessimo la verità”, un documentario e uno spettacolo teatrale che racconta la battaglia contro la ndrangheta tramite le testimonianze e l’impegno di magistrati, imprenditori, insegnanti e cronisti. «Per me è il premio più importante ricevuto, ho iniziato a raccontare la storia di Teresa quando ancora non era così conosciuta» ha detto la giornalista. «Occasioni del genere possono far capire pienamente come la memoria può diventare impegno, il racconto delle storie delle vittime fa comprendere ai ragazzi che le ascoltano che purtroppo la violenza fa parte delle nostre vite e perciò bisogna imparare a riconoscerla, a creare anticorpi a questo virus». Ha poi aggiunto: «Con le associazioni “Crisi come opportunità” e “Una nessuna e centomila” ci occupiamo di parlare a tutti di come sviluppare gli antidoti opportuni a combattere la violenza e raccogliere fondi che vanno ai centri di ascolto delle vittime di abusi, istituzioni fondamentali senza le quali soprattutto le donne non possono realizzare percorsi di autonomia».

La Minoli ha poi concluso: «Con lo spettacolo “Se dicessimo la verità” accendiamo i riflettori su vicende come quella di Maria Chindamo, uccisa dalla ndrangheta 3 anni fa. I familiari conducono una battaglia chiave perché mette insieme la lotta contro la criminalità con quella contro la violenza sulle donne. Stamattina, in questo auditorium, ci sono rappresentanti della parte migliore della società».

Il delitto Ruotolo

La Clemente, che pure perse la madre Silvia Ruotolo in un agguato di camorra, nel 1997, ha raccontato lo spirito con cui viene organizzato il premio: «Tutto parte dalle nostre famiglie: siamo soprattutto amiche che per tutto l’anno pensano ai premiati; io sento di doverlo a Teresa, la sua storia mi ha cresciuto molto. Siamo qui per ricordare che non bisogna rinunciare a dignità e libertà, chiediamo a tutti di diventare testimoni e non testimonial». Poi è intervenuto padre Di Noto: «È sulla memoria di queste persone che cresce la civiltà dell’amore: oggi non siete più soli, c’è un movimento immenso che sta affianco alle famiglie di chi è stato vittima di queste ingiustizie». Altri riconoscimenti sono andati ai familiari di quattro vittime di femminicidio: Stefania Formicola, Norina Matuozzo, Annamaria Sorrentino, Giulia Tramontano. Poi al sindaco di Napoli e della Città Metropolitana Gaetano Manfredi, al consigliere comunale e metropolitano Salvatore Flocco; alla presidente dell’associazione “Edela” Roberta Beolchi, ad Alessandro Coppola (giovane affetto dalla sindrome di Usher); infine alle scuole di I e II grado che hanno aderito al progetto, ovvero il liceo “Enrico Medi” di Cicciano, l’istituto “D’Ovidio-Nicolardi” e lo I.p.s.e.o.a. “Cavalcanti” di Napoli e il liceo statale “Alfano I” di Salerno.

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