Omicidio a Mergellina, pm al lavoro sul depistaggio dei social

La fiaccolata davanti agli chalet un mese dopo l'omicidio per errore

La fiaccolata per Francesco Pio Maimone
La fiaccolata per Francesco Pio Maimone
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 21 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 22 Aprile, 09:14
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La prova stub che non è stata fatta, le scarpe bruciate, le immagini dei video all'esterno degli chalet, la pistola che passa di mano in mano e che alla fine non si trova. Poi le testimonianze. E le fake costruite ad arte sui social, TikTok su tutti, grazie al contributo di neomelodici che veicolano false informazioni su un prcesso ancora aperto. Infine, le testimonianze agli atti. Tante testimonianze, mai come in questo caso convergenti, univoche, che non lasciano spazio a dubbi, secondo i pm: a sparare è stato Francesco Pio Valda, è stato lui ad uccidere Francesco Pio Maimone. Punto.

Un mese dopo l'omicidio per errore di un ragazzo di 18 anni, raggiunto al petto da un proiettile esploso durante una rissa, colpito a morte per caso, nonostante fosse estraneo ai gruppi che si sono scontrati in una delle zone più belle e trafficate di Napoli.

Eccoli i punti chiave del delitto all'esterno degli chalet. Erano le due e dieci di notte, del 20 marzo scorso, quando è stata stroncata la vita di un giovane pizzaiolo. Francesco Pio Maimone aveva da poco smesso di servire ai tavoli, quando aveva accettato di uscire assieme agli amici, per raggiungere la nuova frontiera della movida, quella zona degli chalet dove si trova un po' di tutto. Viene da via Escrivà a Pianura, per lui il Lungomare è un sogno possibile: qui ci sono le ragazze, ci sono le luci sparate in aria, i drink, la musica fino a tarda notte. Stesso tragitto da parte di Francesco Pio Valda, che la Procura (e i giudici del Riesame) indicano come il killer del 18enne. Viene da Barra, il presunto assassino. Ha da poco terminato una sorta di messa alla prova, che gli ha consentito di estinguere il reato nel giro di un anno e pochi mesi. Esce armato Francesco Pio Valda, come emerge dalle indagini che erano in corso. Una famiglia rosso sangue, quella del ragazzo di Barra: gli hanno ucciso il padre; il fratello è stato arrestato, ha litigato con la madre, vive con la nonna che è stata condannata a otto anni per fatti di camorra. Il litigio culminato nei colpi di pistola nasce da una macchia sulle scarpe griffate di Valda.

Costano 1.000 euro, dice al suo interlocutore, che replica a muso duro: te ne compro dieci paia. Contro Valda quelli di rione Traiano, tra cui un 50enne che gli dà un calcio, al termine di una rissa in cui il 20enne sta avendo la peggio. Estrae la pistola e spara. E uccide il 18enne. Non viene trovata. C'è una immagine in cui si vede la sagoma di Valda, che cammina con il braccio dritto (come se impugnasse un'arma). Poi entra in un'auto, dove ci sono due ragazze. Contro di loro nessuna accusa, ma potrebbero essere coinvolte nella storia della sparizione della pistola. Una volta stanato, Valda non viene sottoposto alla prova stub. Passato troppo tempo? Potrebbe aver cancellato le tracce, dopo un giorno e mezzo di fuga? Intanto, una soffiata anonima ha avvisato la polizia che in una discarica c'è una traccia del delitto. Quale? Un mucchietto di cenere, sono le scarpe che aveva Valda, quelle griffate e sporcate, tanto da far scoppiare la rissa.

 

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Valda (assistito dal penalista Antonio Iavarone). Ma una volta al cospetto del garante dei detenuti Samuele Ciambriello, sostiene di essere innocente e di aver sparato con una pistola a salve. Dopo la conferma degli arresti da parte del Riesame, c'è chi fabbrica un video su TikTok, per ringraziare per la scarcerazione di Valda. È una fake, ma qualcuno usa i social per depistare. O per veicolare messaggi. C'è anche questo nella notte napoletana. 

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