Port'Alba, Marco Zurzolo: «Il centro è cultura, i privati ci aiutino»

Il sassofonista: Manfredi ha ereditato una città sull'orlo del baratro

Marco Zurzolo
Marco Zurzolo
di Ugo Cundari
Mercoledì 15 Novembre 2023, 10:07
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Tra gli artisti che parteciperanno venerdì alla Notte bianca di Port'Alba, con le librerie aperte fino alle 23 e scrittori come Maurizio de Giovanni e Valeria Parrella pronti ad autografare i loro libri fino a tarda ora, c'è anche il sassofonista Marco Zurzolo, che abita da quelle parti.

A parte testimoniare, a cosa serve una manifestazione del genere, Zurzolo?
«Non è la soluzione, non ci illudiamo, però serve innanzitutto a far capire a chi di dovere che stavolta i napoletani non mollano, e fin quando l'arco non sarà restaurato noi continueremo a denunciare. E poi serve a spronare quei napoletani passivi e poco attenti alla storia culturale della città a scendere in campo».

Qual è il problema principale del centro storico, al di là delle condizioni dell'arco di Port'Alba?
«Prima la criticità era nel suo abbandono, oggi nel suo essere troppo frequentato.

Sono contento di vedere in zona tanti turisti e tanti ragazzi però non bisogna perdere il rispetto per la storia di un luogo che ci invidia tutto il mondo. Abbiamo permesso che da queste parti si aprissero troppi locali di ristorazione e abbiamo sbagliato».

La colpa è delle solite paninoteche?
«Il mio non è un pregiudizio. Con molta semplicità dico che il progetto che c'è stato dietro la trasformazione della città in una immensa tavola calda, progetto messo su dalla precedente amministrazione, è controproducente».

Un progetto?
«Sì, basato sull'esaltazione del risultato vantaggioso economicamente in tempi rapidi. La ristorazione sul food veloce, nel medio e lungo termine è una maledizione per una città che ha quasi tremila anni di storia e che da sempre invita a mangiare gustando i piatti con la lentezza dovuta. L'identità del centro storico è un'altra».

Quale?
«Il centro storico è la sede naturale dell'arte, della musica e della lettura, lo dimostra la presenza del Conservatorio e delle tante librerie. In questi giorni abbiamo assistito a una specie di miracolo».

A cosa si riferisce?
«Un gruppo di imprenditori, in questo caso librai, che rinuncia a difendere ognuno il proprio orticello e crea un'alleanza per fini utili a tutta la comunità è un evento raro a Napoli, un segnale di grande incoraggiamento. Insisto, è ora che i napoletani ritrovino l'orgoglio, e i doveri, della memoria, com'era un tempo».

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Come si può risolvere il problema dell'arco?
«Non sono un politico e non mi permetto di dare suggerimenti al sindaco Manfredi che ha ereditato una città sull'orlo del baratro. Però penso che debbano scendere in campo i privati, quelli che da Napoli hanno avuto tanto è ora che restituiscano. E un esempio del genere, nella stessa zona, già lo abbiamo avuto».

Quale?
«Negli anni Ottanta Attilio Wanderlingh decise, da solo, di dare un segnale di riqualificazione dell'area di piazza Bellini. Allora era un parcheggio a cielo aperto gestito dalla criminalità. Non ebbe paura di scontrarsi con i camorristi che regnavano nella zona, fece le sue battaglie e alla fine riuscì ad aprire il suo caffè letterario, e da allora tutta la zona è cambiata, in meglio. Ha recuperato la nobiltà che aveva un tempo. Ecco, perché non potrebbe succedere per Port'Alba?».

Qual è il suo sogno di Port'Alba?
«Che diventi una strada come ce ne sono tante a Lucca, che non è nemmeno un quarto di Napoli, ossia una strada dove ci sia la filodiffusione continua di musica classica. Non credo che sia un sogno così irraggiungibile. E questo sogno si costruisce piccolo mattone dopo piccolo mattone. Il primo è partecipare alla notte bianca di venerdì. Io ci sarò, fino alla fine».
 

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