Teatro San Carlo di Napoli, l'ultima mossa di Lissner

Il sovrintendente fa ricorso e rimarca che il contratto ha durata quinquennale, con termine al 31 marzo 2025

Stéphane Lissner
Stéphane Lissner
Maria Pirrodi Maria Pirro
Mercoledì 31 Maggio 2023, 12:00
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Si presenterà ai tornelli del San Carlo, sarà un «pensionato a metà», continuerà a lavorare solo come direttore artistico o il sovrintendente Stéphane Lissner aspetterà di raggiungere un accordo o il verdetto dei giudici? Questo il dilemma, l'ultimo, che agita il teatro, da domani senza più una guida certa. È scontro totale su ruoli e parti da protagonista: il manager francese, da domani fuori per decreto legge, non vuole lasciare: è pronto a far valere le sue ragioni, e a chiedere i danni. A meno che non ottenga una transazione. Ma il sindaco Manfredi, che presiede la fondazione lirica, ribadisce che deve «applicare la norma» e, nel frattempo, convoca una delegazione sindacale, sempre domani, dopo tre scioperi, uno spettacolo saltato e il rischio che simile fine faccia, l'8 giugno, «Anna Bolena». 

«La legge è stata fatta dal governo, se questa norma sia legittima non lo posso dire io, che devo semplicemente applicarla», precisa Gaetano Manfredi a proposito del decreto legge che pensiona anche i sovrintendenti stranieri a 70 anni.

Prima di avviare l'iter per nominare il successore del manager francese, il sindaco vuole aspettare la conversione del decreto in una delle due Camere. Un suo atto, intanto, ha dato fuoco alle polveri: la lettera del 26 maggio indirizzata all'«egregio sovrintendente». Sei righe dal tono formale gli sono bastate per comunicare che, «ai sensi dell'articolo 2 comma 3 del decreto legge del 10 maggio 2023, il suo rapporto di lavoro cessa anticipatamente a far data dal primo giugno». E, nel ringraziare Lissner per la «preziosa collaborazione svolta fino ad oggi», gli ha inviato «cordiali saluti». 

La risposta, tre giorni dopo, arriva su carta intestata di uno studio legale milanese, valendo come «impugnazione» della nota, definita «laconica» nonché «un autentico atto espulsivo sul piano giuslavoristico», «manifestamente illegittimo e/o ingiustificato sotto varie prospettive». Lissner con i suoi difensori rimarca che il contratto ha durata quinquennale, con termine al 31 marzo 2025. E, solo nella sua «peculiare posizione», ovvero i 70 anni già compiuti, trova applicazione quella norma che ne anticipa la scadenza. Una «lesione», «anche alla luce della giurisprudenza costituzionale (tra molte, la sentenza n. 15 del 2017)». E mette in dubbio «necessità e urgenza» tali da cambiare le regole con l'intervento del Consiglio dei ministri invece di attendere il Parlamento.

Il provvedimento è giudicato «nullo», «illegittimo», «ingiustificato», «inefficace», arbitrario», «irragionevole». Al punto che si profila l'intento di sollevare la questione di legittimità costituzionale, e di procedere davanti ai giudici con l'obiettivo di ricostituire il rapporto di lavoro e ottenere un risarcimento, pure per la perdita di chance. La norma sull'età viene ritenuta «discriminatoria», con «un carattere personale», con effetti immediati solo su Lissner e a favore di chi sarebbe «già identificato per sostituirlo». Chiaro riferimento a Carlo Fuortes, anche se l'ex ad della Rai si è detto indisponibile ad assumere l'incarico senza ampio consenso. Il sindaco, che ha manifestato pubblicamente al manager romano la propria stima, dice che occorre «una persona che ha grande curriculum e reputazione». E avverte: «Non possiamo fare avventure». 

Intanto, Lissner si dichiara disponibile a «valutare ogni possibile soluzione transattiva che possa, nell'interesse di entrambe le parti, evitare l'insorgere di una indesiderata situazione di conflitto nonché di un onoroso contezioso». E, visto che nella comunicazione del sindaco si parla solo del suo ruolo di sovrintendente, dice che «si considera - e deve essere giuridicamente considerato - a tutti gli effetti ancora direttore artistico». Mandato che - salvo altre determinazioni - è deciso a esercitare «per tutta la durata residua del contratto». Anche se nello statuto del San Carlo si legge che il direttore artistico cessa dall'incarico insieme con il sovrintendente. I due ruoli appaiono legati. 

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Ma il San Carlo merita davvero la confusione in cui è precipitato? E, ancora, che cosa penseranno di questo bailamme Fuortes o i direttori delle altre fondazioni liriche (Scala esclusa, certo), che potrebbero candidarsi a dirigere il teatro?

«Lissner ha tutto il diritto di difendere in tutte le sedi i suoi diritti», taglia corto Manfredi, preoccupato anche lui che «la querelle non danneggi il San Carlo, la sua reputazione e anche la qualità dell'offerta», ricordando che il suo ruolo è politico, non gestionale». 

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