Arabi a Napoli, Luigi Di Maio: «Prossima tappa a Riad, ora il dialogo continui»

Il rappresentante Ue per il Golfo Persico: concreto l’interesse per gli arabi a Napoli

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio
di Adolfo Pappalardo
Martedì 14 Maggio 2024, 07:00
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«La missione saudita a Napoli è un’opportunità incredibile».

Quanto potrebbe valere? 
«Impossibile fare stime precise. Non ci sono budget prefissati ma bisogna tenere presente come l’Arabia Saudita per il programma di investimenti Vision 2030 ha messo sul piatto qualcosa come 3 trilioni di dollari. Una cifra enorme», ragiona Luigi Di Maio, l’ex vicepremier che, dal giugno scorso, è rappresentante speciale dell’Unione europea per i paesi del Golfo Persico. E lì, dal suo ufficio di Bruxelles, osserva con estremo interesse l’incontro di ieri tra i sauditi e gli industriali napoletani. Con i primi che si muovono con un diverso approccio: non fare shopping di aziende ma con la volontà di stabilire canali commerciali a lungo termine con il Sud Itali e Napoli, in particolare.

Quale è la prima impressione di questo vertice a palazzo Partanna con i rappresentanti del paese arabo? 
«Assolutamente positiva ed è molto rilevante che l’iniziativa di incontro sia partita dagli Arabi, come ha chiarito Kamel Al-Munajjed, capodelegazione del Saudi Italian Business Council.

C’è un interesse enorme verso Napoli, ma con un approccio diverso».

Quale? 
«Come hanno chiarito non sono qui per comprare, prodotti o società, ma per condividere esperienze, tecnologie, competenze e conoscenze. E con un particolare interesse verso le piccole e medie imprese che, in particolare, sono impegnate nel food, nel turismo e nell’agricoltura passando per i comparti più tecnologici. Guardando, ed è questa la novità, al know how e al capitale umano di queste società per intensificare scambi commerciali ed investimenti. Da entrambe le parti». 

Con quale scopo a lungo termine? 
«L’Arabia, in questo momento, è un paese in grande fermento: in questo momento sono in costruzione tre-quattro grandi città ed il mercato interno è in grande crescita. Parliamo di oltre 36 milioni di abitanti e l’interesse è far crescere un’economia interna che non si basi solo sui proventi della vendita del petrolio. La parola d’ordine è diversificare. Per questo è molto importante come quello di Napoli diventi un dialogo strutturato e farebbero bene Regione e Comune a ricambiare con una visita a Riyadh al più presto. Noi, come Unione Europea, appena poche settimane fa siamo stati lì a Riyadh proprio per aprire una sede della Camera di Commercio europea. Per Bruxelles è importante che questo canale si alimenti, ed è ancora più importante per Napoli. Nell’interesse del Mezzogiorno e dell’intero Paese».

Si possono fare stime economiche di questi investimenti, diciamo così, made in Naples che si possono mettere in piedi? 
«Non ci sono precisi limiti, ci sono solo potenzialità enormi, per noi e per loro. E l’Arabia l’ha capito subito. Ma, ripeto, ora serve alimentare questo canale che non può esaurirsi con questo evento e occorre tenere il canale istituzionale aperto. Sulle cifre, le posso aggiungere, giusto per darle un’idea, come il loro fondo sovrano Pif, nel 2023, è stato il primo al mondo per investimenti. Perdere o non capire l’estrema importanza di questa futura partnership, quindi, sarebbe un grave errore».

Come mai, a suo avviso, questa scelta di Napoli? 
«La loro organizzazione lavora già molto su Roma e Milano da anni ma credo che per Napoli hanno giocato diversi fattori in suo favore».

Quali? 
«In questo momento la città vive un grande fermento, è considerata una capitale mondiale della cultura e del turismo, che non è passato inosservato. Mi capita spesso di viaggiare in Arabia e incrocio turisti che vengono a Napoli. Guardi nei Pesi del Golfo il 70 per cento della popolazione è giovane, ha meno di 40 anni: si muove, investe. È dinamica, insomma. Non solo quindi ha contribuito a veicolare l’immagine di Napoli ma ha un potenziale enorme come mercato interno arabo. Da qui le opportunità per le nostre imprese».

Il primo passo, e importante, dell’Arabia c’è stato: cosa dovremmo fare noi da Napoli invece? 
«Sarà molto importante individuare un solo volto o un ente per i rapporti istituzionali: il sistema saudita funziona perché tutto è estremamente semplificato. Dovremmo fare anche noi così: ragionare come un’unica entità. Dobbiamo attrezzarci assolutamente per creare un focal point per agevolare gli investimenti. Un modello potrebbe essere quello del comitato per l’attrazione degli investimenti creato dal Mimit e dagli Esteri. Ma sono sicuro che sia il sindaco Manfredi che il governatore De Luca siano già al lavoro su questo».

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