Stadio Maradona Napoli, quel vertice segreto tra Manfredi e De Laurentiis in attesa di Euro 32

La rincorsa per strappare una vetrina nel torneo organizzato in Italia e Turchia

Lo stadio Maradona
Lo stadio Maradona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 30 Novembre 2023, 23:08 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 07:27
5 Minuti di Lettura

L’ultima volta, parlando a un convegno, fece anche il prezzo: «Un euro». E De Laurentiis aggiunse pure: «Perché gli stadi senza i club che li riempiono, sono come cattedrali nel deserto». Manfredi, il sindaco, ha spiegato quando si è incontrato con il presidente del Napoli che l’impianto fa parte del patrimonio indisponibile dell’ente. Dunque, non decide il primo cittadino né il prezzo né a chi affidarlo. Aspetta offerta e progetto (la capienza non può essere piccola). Ovvio, chi può prendere il Maradona se non il Napoli? Le parole pronunciate dal presidente azzurro a Madrid fanno capire che il clima di grande serenità coinciso con la festa dello scudetto sono già alle spalle: tra i due, ora, c’è una certa freddezza. Per non dire “gelo”. E la cerimonia (annunciata) della cittadinanza onoraria a Spalletti, pure deve aver avuto un certo peso nello sfogo del Bernabeu. Da qualche tempo, anche per semplificare i rapporti sempre assai conflittuali nella determinazione delle cifre da corrispondere, c’è una nuova convenzione (durata fino al 2028) tra il Napoli e il Comune che sancisce una tariffa fissa annua di circa 850 mila euro per l’utilizzo dello stadio. Fino alla scorsa primavera c’era stata una discreta unità di intenti tra il Napoli e il Comune: erano stati Gaetano Manfredi e Aurelio De Laurentiis, in simbiosi, a strappare il sì a Gravina per l’organizzazione di Italia-Inghilterra. E in quell’occasione il Comune stanziò quasi due milioni che vennero utilizzati per la sistemazione di nuove “lounge” per gli sponsor (il Comune affitta durante la settimana per eventi, come per la presentazione del libro di Mario Giuffredi). Ma i lavori allo stadio, Napoli o non Napoli, devono essere urgenti: il rischio è di non essere sede dell’Europeo del 2032, quello che l’Italia organizza con la Turchia. Ora lo stadio non è idoneo. E il Napoli, come sempre, vuole voce in capitolo su ogni operazione al Maradona, la sua casa. 

Da tempo De Laurentiis pensa di spostare gran parte degli uffici della società proprio allo stadio di Fuorigrotta. Un vecchio pallino: già adesso sono presenti molte attività come quella legata alla biglietteria e all’organizzazione degli eventi e al marketing. Che convivono con gli uffici sport e Grandi Impianti del Comune di Napoli. Per le Universiadi, la Regione Campania stanziò circa 35 milioni di euro per le opere di ammodernamento e la sistemazione anche dei fatiscenti seggiolini: chiaro, con l’organizzazione degli Europei 2032 alle porte, saranno necessari altri investimenti. E il governatore Vincenzo De Luca è pronto, da qui il feeling con il governatore. Come sempre succede ogni volta che va in giro per gli stadi d’Europa (lo fece a Manchester dopo aver visto l’Old Trafford e anche a Barcellona dopo la visita al Nou Camp), De Laurentiis è rimasto a bocca aperta nel vedere i lavori realizzati al Bernabeu da Florentino Perez negli ultimi cinque anni. Quasi 900 milioni spesi. «In un anno faccio lo stadio più bello d’Italia», si è lasciato andare De Laurentiis parlando a Prime Video alla presenza di Fabio Cannavaro.

Proprio il campione del mondo del 2006 che ha rilevato il Centro Paradiso, dopo il fallimento del Napoli del 2004 e il disinteresse del club azzurro a recuperarlo in questi 19 anni. Ecco, i piani di De Laurentiis sulla infrastrutture sono sempre assai variabili: anche il centro sportivo di Castel Volturno è in affitto e dunque gli interventi sono essenziali e limitati. Ha sempre ipotizzato l’acquisto dei campi del litorale domizio ma non ha mai fatto nulla. Tanto che il settore giovanile è itinerante. 

Video

Aveva immaginato, nel 2017, di realizzare la città sportiva a Melito, dove aveva trovato le porte spalancate da parte del sindaco. 210 mila metri quadrati. Disse: «Pronto a mettere 150 milioni». Ma tutto è andato in fumo: «Non intendo costruire uno stadio nuovo da altre parti. Il San Paolo fa parte di un passato che non voglio dimenticare, è stato il teatro di Maradona». Poi una volta arrivò a immaginare il nuovo stadio a Caserta e la sua battaglia è sempre la stessa: opere che possano aumentare le possibilità di profittabilità o fatturabilità per permettersi maggiori spese. E introiti. Difficile dargli torto, i club di calcio non sono onlus: a Madrid, solo per le bibite, a ogni partita incassano decine di migliaia di euro. La prima volta che De Laurentiis parlò di un nuovo stadio, era il 2007: «Facciamolo a Bagnoli», propose. E pensò a Renzo Piano. Il Comune immaginava, invece, a realizzare le nuova struttura a Miano, in vista a Euro12. Poi, negli anni, lo stadio è stato ipotizzato ovunque, anche a Ponticelli e Scampia. Nel 2105 venne protocollato il progetto del Napoli firmato Gino Zavanella, l’architetto dello Juventus stadium e presentava la riduzione della capienza. Motivo per cui venne bocciato. Poi, con i lavori per le Universiadi, la capienza si ridusse lo stesso. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA