De Luca attacca Patriciello. Meloni: «Brutto segnale» Il parroco: «Io sotto scorta»

Poi il governatore aggiusta il tiro: «Lo apprezzo, scorretto chi strumentalizza»

Un post tratto dal profilo Facebook Giorgia Meloni
Un post tratto dal profilo Facebook Giorgia Meloni
Maria Chiara Aulisiodi Maria Chiara Aulisio
Sabato 11 Maggio 2024, 23:45 - Ultimo agg. 13 Maggio, 09:45
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“Pippo Baudo con la frangetta” o meglio “Pippo Baudo dell’area nord di Napoli con relativa frangetta”. Una “battuta”, secondo il governatore De Luca, un “segnale spaventoso” per il presidente Meloni. Al centro don Maurizio Patriciello, parroco a Caivano, simbolo della lotta ai clan, sotto scorta da due anni, portatore ufficiale di quella frangetta sulla quale si è soffermato il presidente della Regione scatenando una valanga di reazioni. In campo ministri come Valditara, Sangiuliano, Lollobrigida, Salvini e numerosi parlamentari. Tutti d’accordo su un punto: se è vero che ognuno può pensarla come vuole, è anche vero che “offendere”, “deridere” e “farsi beffe” di un sacerdote che quotidianamente si batte per la legalità, mettendo a rischio la sua stessa vita, significa inevitabilmente renderlo più fragile, esporlo alla reazione di camorristi, delinquenti e spacciatori che - come scrive Giorgia Meloni in un post su Facebook - «non gradiscono la sua tenacia nell’allontanare i giovani dalla droga e dalla criminalità».

Ma facciamo un passo indietro per spiegare come, e perché, nasce l’attacco via social a Patriciello. A De Luca non va giù la presenza del sacerdote tra i partecipanti all’iniziativa sul premierato organizzata lo scorso mercoledì a Roma.

Nella sua tradizionale diretta Facebook commenta gli “ospiti vip” scelti da Giorgia Meloni per illustrare il suo progetto di riforma soffermandosi in modo particolare sul prete di Caivano e sulla sua capigliatura. Parole intrise di ironia per il governatore che la premier invece interpreta diversamente visto che - aggiunge - «deridono un uomo che cerca di combattere la camorra e dare risposte alle famiglie perbene dove quelli come De Luca non sono riusciti a farlo, o non hanno voluto farlo». E poi conclude: «Voglio dire a padre Maurizio che lo Stato c’è, al suo fianco. Che non è solo». Immediata e inevitabile la controreplica: «È utile precisare - spiega il presidente della Regione Campania - che la mia battuta non riguarda don Patriciello ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali.

Meloni farebbe bene a preoccuparsi piuttosto dei Fondi di coesione».

In realtà poi ce n’è anche per il sacerdote di Caivano con il quale non c’è mai stato un grande feeling: «Gli suggerirei, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante. Con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, voglio anche dirgli che apprezziamo le sue battaglie ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra». Fin qui il presidente De Luca.

Ed ecco don Patriciello che affida a un post su Fb la risposta al governatore: «Alle offese e alle minacce ci sono abituato. Non a caso vivo sotto scorta. Un conto, però, è quando arrivano dai camorristi, altra cosa, invece, quando a pugnalarti a tradimento è una persona come lei. Fa niente. Offro al Signore anche questa mortificazione e poco importa se da domani bulli e camorristi inizieranno a prendermi in giro gridandomi alle spalle: “Sta passando Pippo Baudo”». Infine l’analisi politica della vicenda che il prete pubblica sul sito dell’Avvenire: «Capisco che la venuta a Caivano del governo Meloni l’abbia infastidita non poco. - aggiunge Patriciello - Le chiedo, però, di dirmi onestamente che cosa avrebbe dovuto fare il parroco di un quartiere definito una delle più grandi piazza di spaccio d’Europa in un paese dove, come lei stesso ha detto, lo Stato non c’è? A chi - conclude il sacerdote che ricorda lo stupro delle due bimbe da parte di un branco di ragazzini la scorsa estate a Caivano - avrebbe dovuto rivolgersi questo prete per liberare gli abitanti da minacce, violenze e aggressioni?».

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel pomeriggio di ieri, si è recato personalmente a Caivano, nella parrocchia al parco Verde, per esprimere solidarietà a padre Maurizio. Qui ha incontrato anche i tanti fedeli e i giovani che collaborano con lui. «È stato un momento di grande commozione abbracciare don Patriciello, eroe del nostro tempo. È un uomo che dedica la sua vita agli altri, ai più deboli, ai giovani e a chi vive nel degrado. Gli sarò sempre vicino».

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Poi l’invito a De Luca «a riflettere sulle sue parole» che il ministro definisce «sconcertanti». Stima e solidarietà al sacerdote anche dai ministri dell’Interno Piantedosi, dell’Istruzione Valditara, degli Esteri Tajani per i quali «chi è veramente impegnato nella lotta alla criminalità merita rispetto e apprezzamento da parte di ogni cittadino onesto del nostro Paese e non le gravissime parole di scherno e derisione di cui invece è rimasto vittima».

D’accordo Andrea Orlando, deputato Pd: «Ho conosciuto Patriciello 10 anni fa al parco Verde, nella sua chiesa, e posso dire che non merita derisioni. Il decreto Caivano ha prodotto indubbiamente una serie di ricadute concrete su quel territorio che chi sta sul campo ha apprezzato. Per questo credo che non ci si debba dividere sulle parole ma combattere insieme contro il silenzio».

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