Raccontare le sentenze della Corte di giustizia: un workshop all’Università Federico II

Un progetto di ricerca esplora il contributo del cittadino al processo d’integrazione europea

La Federico II
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Sabato 16 Marzo 2024, 16:30 - Ultimo agg. 20:19
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Il 21 e 22 marzo si terrà nell’Aula Guarino dell’Università Federico II il workshop "Raccontare le sentenze che hanno fatto l’integrazione europea", secondo incontro del progetto “Rediscovering European Integration Through Legal Storytelling” (PRIN 2022), coordinato dai professori Amedeo Arena (Università Federico II), Maria Eugenia Bartoloni (Università Vanvitelli) e Mario Riberi (Università di Torino).

Tale progetto di ricerca, che coinvolge tre unità di ricerca (Università Federico II, Università di Torino e Università Vanvitelli), si propone di analizzare le pronunce più importanti della Corte di giustizia europea alla luce del loro contesto storico di riferimento, mettendo inoltre a fuoco i protagonisti delle vicende giudiziarie che hanno profondamente influenzato il processo d’integrazione europea.

L’incontro del 21 e 22 marzo, che fa seguito all’evento inaugurale tenutosi lo scorso autunno presso gli Archivi Storici dell’Unione Europea a Firenze, costituirà un’occasione di confronto tra esperti di diverse discipline giuridiche e storiche. Oltre venti studiosi, provenienti da università italiane ed estere, si riuniranno a Napoli per presentare i risultati preliminari delle proprie ricerche o per fornire suggerimenti e spunti di riflessione agli altri ricercatori partecipanti al progetto. 

La prima sessione del workshop si terrà la mattina del 21 marzo, a partire dalle 10:30, e sarà presieduta da Amedeo Arena, dell’Ateneo federiciano. Dopo i saluti di Fabio Ferraro (Università Federico II), Giulia Rossolillo (Università di Pavia), esplorerà le radici del principio del primato del comunitario attraverso il caso "Humblet", Alessandro Rosanò (Università della Valle d’Aosta) approfondirà il ruolo dei tribunali arbitrali nel rinvio pregiudiziale, soffermandosi sul caso "Vaassen-Goebbels”, e Alberto Miglio (Università di Torino) discuterà il caso "Internationale Handelsgesellschaft", analizzando il rapporto fra il primato del diritto comunitario e la tutela dei diritti fondamentali a livello nazionale, una questione che continua a essere centrale nel dibattito sull'integrazione europea. Roberto Cisotta (Università La Sapienza), quindi, presenterà un'analisi del caso "AETS", evidenziandone la valenza nel contesto del contenzioso tra le istituzioni comunitarie. Stefaan van den Bogaert (Università di Leiden) concluderà la sessione discutendo il caso "Reyners", illustrando come questa sentenza abbia promosso il funzionamento del mercato interno nel settore delle professioni regolamentate.

La seconda sessione avrà inizio alle 14:30 del 21 marzo e sarà presieduta da Maria Eugenia Bartoloni dell'Università Vanvitelli. I primi due interventi riguarderanno la figura del giurista italiano Nicola Catalano (1910-1984): Marco Fioravanti (Università La Sapienza) si soffermerà sulle idee di Catalano in ordine alla costruzione dell’Europa al termine del proprio incarico come consigliere giuridico presso la Zona internazionale di Tangeri; Amedeo Arena (Università Federico II), si soffermerà sulle successive esperienze di Catalano come consigliere dell’Alta Autorità della CECA, membro del gruppo di redazione dei Trattati di Roma, giudice della Corte di giustizia delle Comunità Europee, avvocato del libero foro, ecc. Ida Ferrero e Matteo Traverso, poi, discuteranno il caso "Commissione c. Italia (causa 7/68)", esaminando il delicato equilibrio tra la tutela del patrimonio artistico nazionale e la libera circolazione delle merci all'interno del mercato unico. Luca Rubini presenterà un'analisi del caso "Limburg c. Alta Autorità", evidenziando come questa pronuncia abbia contribuito a definire l’approccio comunitario alla disciplina degli aiuti di Stato. Mario Riberi esaminerà la causa "78/70, Deutsche Grammophon / Metro SB", offrendo una rilettura storico-giuridica della tensione tra il diritto esclusivo di incisione e l'abuso di posizione dominante. Stefania Torre concluderà la sessione esplorando la condizione dei lavoratori europei tra gli anni ’50 e ’70, mettendo in luce come gli interventi normativi e giurisprudenziali dell'epoca abbiano gettato le basi per la successiva tutela dei diritti dei lavoratori nell’ambito del mercato comune europeo.

La terza sessione, presieduta da Mario Riberi (Università di Torino), inizierà alle 9:30 di venerdì 22 marzo. Stefaan van der Jeught (Vrije Universiteit Brussel) aprirà la sessione con un'analisi della sentenza Unger, esaminando come questa pronuncia abbia condotto ad un’interpretazione autonoma del concetto di "lavoratore assimilato" nel diritto comunitario. Dimitri Zurstrassen (Università di Leuven e LUISS) offrirà una panoramica sulla politica industriale e di concorrenza della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. Jacopo Alberti discuterà i casi Meroni, concentrandosi su come il significato attribuito a tali pronunce si sia modificato nel tempo. Angela Festa rifletterà sul caso van Duyn, esplorando le sue implicazioni per la libertà di circolazione e di soggiorno dei cittadini comunitari. Infine, Giulia D’Agnone presenterà il caso Vandeweghe, soffermandosi sulla competenza della Corte di giustizia ad interpretare le norme di diritto internazionale.

«Il diritto dell’Unione europea è percepito da molti come un fenomeno che si colloca lontano dal cittadino» ha commentato Amedeo Arena, ideatore del progetto e responsabile dell’unità incardinata presso l’Università Federico II, “eppure, tale diritto si è sviluppato proprio grazie all’iniziativa dei cittadini che hanno deciso di adire un giudice per affermare i propri diritti.

Tali azioni hanno infatti dato luogo a pronunce giurisprudenziali che enunciano principi applicabili a tutti i cittadini europei. Questo progetto di ricerca intende perciò spingersi al di là del testo delle sentenze della Corte di giustizia, per individuare e conoscere questi protagonisti, talvolta inconsapevoli o dimenticati, del processo d’integrazione europea». 

La prof.ssa Bartoloni, responsabile dell’Unità di ricerca dell’Università Vanvitelli, ha aggiunto «Le sentenze della Corte di giustizia che definiamo "storiche" sono spesso cristallizzate in una narrativa che, pur cogliendone il senso di innovazione, non esaurisce affatto la loro portata innovativa. Il workshop del 21 e 22 marzo, attraverso il metodo dello storytelling, ci consentirà di evidenziare anche i profili non esplorati o poco valorizzati di queste sentenze. Ogni studioso, attraverso la propria sensibilità scientifica, ci accompagnerà nel contesto storico, fattuale e politico che ha fatto da cornice a ciascuna sentenza e che l'ha resa una grande o piccola pietra miliare dell'integrazione europea».

«Questo secondo workshop è un punto importante nello sviluppo del nostro progetto, soprattutto per quanto riguarda la metodologia applicata, secondo me davvero innovativa, dello storytelling» ha dichiarato il prof. Riberi, responsabile dell’Unità di ricerca dell’Università di Torino. «Si tratta, in altre parole, di raccontare le sentenze che hanno fatto l’Europa, contribuendo alla pace ed all’integrazione tra nazioni che, per secoli, sono state costantemente in lotta. Ci stiamo soffermando inoltre sul ruolo dei giudici, degli avvocati generali, dei referendari, delle parti. Si tratta, insomma, di un progetto a più voci, di un incontro tra la storia delle sentenze e il contesto storico-politico in cui sono state pronunciate».

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