Commando di killer in trasferta. La potenza intimidatoria dei clan della camorra è stata sempre dimostrata dall’efficienza della loro organizzazione militare. E, quanto più era spettacolare e violenta una spedizione di morte tanto più un clan mostrava ai suoi avversari la sua supremazia. Ecco perché gli agguati in trasferta, in località diverse dal territorio principale dove opera il clan hanno avuto sempre particolare significato e importanza. Come gli omicidi eseguiti nei luoghi di mare, non distanti dalla spiaggia o dalle vie di passaggio dei vacanzieri. L’esempio più recente, e clamoroso, fu la spedizione contro Gaetano Marino, detto “moncherino”, sul lungomare di Terracina.
L'agguato a Terracina
Era la seconda guerra di Scampia, quella che contrapponeva gli scissionisti del clan Di Lauro (Amato-Pagano-Marino e altri) ai nuovi e più giovani scissionisti della Vanella Grassi. Colpire Gaetano Marino, detto “moncherino” per aver perso le mani nello scoppio di un ordigno, era obiettivo non da poco. Era il fratello di Gennaro Marino, uno dei principali artefici della scissione del clan Di Lauro a Scampia.
I killer si organizzarono fittando un appartamento a Terracina, dove Gaetano Marino era in vacanza. Lo attesero sul lungomare del viale Circe, appena uscito dallo stabilimento balneare “La Sirenella”. Troppo pericoloso colpirlo all’uscita dell’albergo dove alloggiava, che era a ridosso della stazione dei carabinieri, ma anche sulla spiaggia tra decine di bagnanti in quel 23 agosto del 2012. A sparare fu un solo killer, che aveva più complici. Appena Marino salì dallo stabilimento sulla spiaggia, venne bersagliato da sei-sette colpi. Marino si era avvicinato ai giovani della Vanella-Grassi, scissionisti degli scissionisti. Una scelta che gli costò la vita. Era lo spaccio di droga, naturalmente, allora caratteristica principale dei clan di Scampia, la fonte dei guadagni contesi.
Erano le 17, sul lungomare e sulla spiaggia c’era diversa gente. Marino era salito, richiamato da una telefonata. Una trappola. Non ebbe scampo, investito dalla raffica di proiettili della pistola semiautomatica. Il killer fuggì su viale Circe, salendo una Fiat Punto in seconda fila, protetta da una seconda auto con dei complici messa di traverso sul viale per bloccare il traffico. L’agguato fu ricostruito dal pentito Raffaele Riccio, che raccontò: «Noi sapevamo che l’albergo dove era alloggiato Marino era vicino a una caserma dei carabinieri; avevamo pensato anche di poterlo colpire lì nonostante la caserma perché non era motivo di preoccupazione. Poi i piani cambiano per improvvisi imprevisti».
L’appartamento che fece da base logistica venne fittato con la complicità di un uomo che a Terracina gestiva l’affare delle slot machine per conto del clan. A Giuseppe Ambra, altro collaboratore di giustizia, confidò uno dei partecipanti all’agguato, spiegando la scelta di non uccidere Marino in spiaggia: «Quel cornuto mi ha fatto sudare nel mese di agosto su quel lungomare. Sono andato una prima volta e non l’ho trovato. la seconda nemmeno quando l’ho visto solo in spiaggia…Ma sarebbe stata una cosa eclatante, la spiaggia era affollata e sarebbe nato un panico esagerato».
Dell’agguato si sarebbe riparlato anni dopo, quando la vedova di Gaetano Marino, Tina Rispoli, sposò il cantante neomelodico Tony Colombo con una cerimonia dalle caratteristiche assai discusse.
L'omicidio di Nettuno
Era il 24 luglio, sempre del 2012, quando invece venne ucciso Modestino Pellino, detto “o micillo”, affiliato del clan Moccia di Afragola. Venne atteso in pieno giorno da un killer in piazza Garibaldi a Nettuno, altra città balneare della provincia laziale. Il killer gli sparò ben otto colpi di pistola a distanza ravvicinata. Pellino si era trasferito a Nettuno da pochi mesi ed era considerato un luogotenente di rilievo nel clan. Anche in questo caso, l’agguato era stato studiato e preparato per bene da un gruppo con una donna e tre uomini, che fittarono un appartamento fingendosi dei vacanzieri. Da quella casa, partì il killer.
La faida di Castelvolturno
Anche senza spingersi fino al litorale laziale, gli agguati camorristici al mare ebbero un precedente sulla costa casertana. Furono i contrasti e le continue lotte di successione nel clan mafioso-camorristico dei Casalesi al centro della morte del 33enne Pasquale Santagata. Venne ucciso il 22 luglio del 1988 a Castelvolturno. Ben 22 anni dopo, nel 2010, venne arrestato chi ne era ritenuto responsabile: Vincenzo Cantiello, 56 anni quando fu individuato a portato in carcere, ma 34enne quando venne commesso il delitto.
L’omicidio fu compiuto con un fucile a canne mozze e una pistola a tamburo, luogo dell’agguato fu una spiaggia del Villaggio Coppola, non distante dal Parco delle Rose, a Castelvolturno. Tanti anni dopo, l’esatta ricostruzione è stata possibile attraverso il racconto di diversi collaboratori di giustizia che hanno fatto il nome di Cantiello come esecutore.
Alla base del delitto, il sospetto di un tradimento e sarebbe stato commissionato da Francesco Bidognetti, uno dei capi del Casalesi sul litorale domizio. Pasquale Santagata era ritenuto un bardelliniamo, in mesi di avvicendamento di vertici dei Casalesi dove il controllo veniva preso da Francesco Schiavone, detto Sandokan, con Bidognetti e Vincenzo De Falco. Aveva dichiarato il pentito Carmine Schiavone, a proposito dell’omicidio di Pasquale Santagata: «A Bidognetti e De Falco fu imposto di ammazzare uno sulla Domiziana sul Villaggio Coppola, uno che stava lì sotto all'ombrellone. Organizzarono questo attentato insieme ad un certo Vargas che all'epoca era capozona sulla zona di Castel Volturno Villaggio Coppola. Lo uccisero, mentre era sotto l’ombrellone a prendere il sole». La spietata realtà della camorra, ispiratrice di film e fiction.
Le altre puntate di Criminapoli
I bunker dei latitanti di camorra
Come la Spagna divenne rifugio dei clan di camorra
Pupetta Maresca e le lettere a Pascalone 'e Nola della prima donna della camorra
Da Sibillo a De Micco, i tatuaggi della camorra
'O malommo e la grazia di Saragat
Quei boss che scelsero il suicidio
Quando il boss Cutolo scriveva poesie
Da Silvia a Lucia, storie di donne contro la camorra
Cutolo e il fondo di Ciro Paglia sul Mattino
Lucky Luciano e il giallo della morte
Setola e la stagione stragista dei Casalesi
L'aereo della camorra contro Ferlaino
Quando la camorra usava le autobombe
Zaza e i signori del contrabbando
La clamorosa fuga di Autorino e Cesarano
Alfieri e il falso rapimento del figlio
Nuvoletta e la masseria delle decisioni di sangue
Russo e la poesia per il capoclan
Barracano e i guappi che ispirarono Eduardo
La morte dell'agente D'Addario
Cutolo e il massacro in carcere
La vera storia della conchiglia di Maradona
Anceschi, il maggiore di Mussolini