L’ultima redditizia stagione del contrabbando di sigarette fu vissuta in Campania alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, con strategie e metodi più raffinati e articolati. Vent’anni dopo l’era degli scafi blu, degli inseguimenti della guardia di finanza ai contrabbandieri in fuga con le casse di “bionde” sulle loro imbarcazioni nel golfo di Napoli.
La nuova era
Tra la fine degli anni ’90 e i primi di questo secolo, iniziò una fase nuova che inondò Napoli di “bancarielli” di sigarette non tassate e provocò l’approvazione di una legge che prevedeva maggiori pene per il contrabbando. Una fase in cui i clan impegnati nell’affare (Giuliano, Mazzarella Contini) utilizzavano referenti in Svizzera, che compravano alla fonte le sigarette non tassate dalle multinazionali titolari della lavorazione dei tabacchi. Poi smistavano i carichi in grossi depositi, prima in Albania e poi in Montenegro, per rivenderle ai clan che provvedevano al trasporto in Italia dal mar Adriatico o via terra. Uno dei referenti in Svizzera dei clan era Gerardo Cuomo, originario di Gragnano che si era da tempo trasferitosi prima a Bologna e poi a Lugano, che era stato contrabbandiere sugli scafi blu negli anni ’70. A Lugano otteneva guadagni enormi, conducendo una bella vita in ambienti di alto ceto sociale di cui era parte anche un magistrato: Franco Verda.
Seguii in Svizzera quelle vicende, che furono al centro di processo per corruzione con imputati Verda e Cuomo. Inviato per “Il Mattino” con il collega Paolo Di Giannantonio del Tg1. E raccontai storie di intrighi, connivenze e colpi bassi sulle rive del lago di Lugano. Una storia di manovre sotterranee, per accaparrarsi la torta miliardaria del contrabbando internazionale di sigarette in transito dal Montenegro.
Il processo
Le vicende e i racconti emersero nel corso del processo al Tribunale correzionale di Lugano, in cui furono chiari i frammenti di vicende che partivano da Napoli per arrivare in Svizzera. I riflessi, nella città partenopea, furono gli agguati mortali nella violenta guerra di camorra del 1997 tra i clan Mazzarella e Contini. Ipotesi e legami su cui lavorarono allora anche i pm napoletani Luciano D'Angelo e Giovanni Russo. La storica famiglia Mazzarella, imparentata con Michele Zaza uno dei protagonisti del contrabbando di 20 anni prima diventato anche affiliato a Cosa nostra, cercava di riconquistare la supremazia nelle rotte del contrabbando, che si spostavano dal Montenegro alla Grecia. I disegni dei Mazzarella erano partiti da lontano.
Il clan Mazzarella in Svizzera
Era stato Ciro Mazzarella, molto prima di Gerardo Cuomo, o degli altri grossisti in Svizzera come Franco Della Torre, a comprendere che, interrotti i canali dei depositi in Albania, il transito di sigarette in magazzini dove custodire i carichi delle “bionde” a porto franco da vendere ai clan della camorra napoletana doveva trasferirsi in Montenegro. Lo spiegò nel giugno del 2001 ai giudici della corte ticinese, presieduta da Giovanna Roggero-Will, proprio Gerardo Cuomo: «Nel 1992 Ciro Mazzarella era socio in affari di Corrado Bianchi, che aveva una società in Montenegro. Fu il primo ad avviare il transito della merce in quel Paese, attraverso importanti contatti con esponenti politici montenegrini, che risiedevano a Roma».
Ciro Mazzarella era il nipote di Michele Zaza. Si alleò con uno degli storici trafficanti di sigarette luganesi: l’allora 77enne Corrado Bianchi. Con loro, c’era il 59enne Franco Della Torre, ticinese di Mendrisio. Era proprio Della Torre a «tenere la contabilità» nella società di Mazzarella-Bianchi, che aveva sede a Basilea: la «Basile». Il gruppo era in contatto con il 48enne francese Patrick Monnier, 48 anni, altro trafficante di sigarette attivo in Svizzera. Gli affari ebbero un intoppo con l’arresto di Mazzarella in Ticino nel 1994. Il capoclan venne accompagnano alla frontiera con l'Italia e consegnato alla Polizia. Raccontò ancora Cuomo in aula: «L'arresto di Mazzarella diede la possibilità a Della Torre di allargare i suoi affari. Sfruttò per tre anni qualcosa che altri avevano creato, i buoni rapporti con il Montenegro».
Dal Montenegro alla guerra a Napoli
Da contabile a socio di Bianchi, poi unico titolare: Della Torre divenne il solo gestore della licenza di importazione di sigarette concessa ai possessori dei depositi di sigarette dal governo in Montenegro. Suddivise quella concessione del governo montenegrino in quattro sublicenze che erano una vera miniera d’oro: a Cuomo (con la società Duberina), al calabrese Tonino Varano (società Ergene), Patrick Monnier (socio di Gilbert Llorens con la Menor), Graf Hansjurg (con la Aval Trading). Al pm della Dda barese, Giuseppe Scelsi, dichiarò Della Torre: «Nel 1991, Bianchi siglò un accordo con Markovic, direttore della Società statale montenegrina Zetatrans, per spostare i depositi di sigarette dall'Albania al Montenegro. Nel 1996 Bianchi, cui io subentrai, fece limitare il numero degli importatori».
Mentre si evolveva questo scenario, Ciro Mazzarella era ormai lontano dalla Svizzera e a Napoli esplose la guerra di camorra Mazzarella-Contini. La causa scatenante fu la limitazione, decisa dai titolari delle quattro sublicenze dei depositi di “bionde” in Montenegro, delle vendite per alzare i prezzi. Fu allora che Ciro Mazzarella decise di rientrare nella gestione del traffico di sigarette, controllandolo direttamente dalla Svizzera. Per farlo, cercò di mettere fuori gioco Gerardo Cuomo, per prenderne il posto. Cuomo era alle prese con il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro a Lugano. Per seguire la procedura, diede incarico a un avvocato chiacchierato, ma con buoni rapporti negli uffici luganesi che dovevano decidere sulla richiesta: Francesco Moretti (in quel periodo in carcere per riciclaggio), che affidò la scrittura del ricorso a un funzionario statale, Alberto Zoppi. Dalle intercettazioni delle telefonate tra Zoppi e Moretti, emersero altri retroscena. Moretti faceva il doppio gioco. Aveva accettato l'incarico da Cuomo ma, ottenuta la sospensione dell'espulsione, non presentò la domanda di definitiva revisione. Il motivo era che Moretti era già in contatto con Ciro
Mazzarella, che pensò di corrompere alcuni poliziotti ticinesi. Colpi bassi, per rientrare nel grande giro. Commentò Cuomo al suo processo luganese del 2001: «Perché rientrare così, poteva rivolgersi a Della Torre... Fu la ripresa in grande stile del contrabbando di sigarette internazionale, poi stroncato da inchiesta e norme repressive molto più severe.
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