È l'esaltazione massima del racconto folkloristico sulle mafie. Camorra compresa. I matrimoni delle figlie del boss, tra sfarzo, centinaia di invitati, scenari kitsch e particolari a effetto sono stati fissati nell'immaginazione collettiva dalla scena iniziale del film “Il Padrino” nel 1972. La figlia di don Vito Corleone, il padrino, si sposa. Lo scenario della cerimonia è il giardino di casa Corleone, con centinaia di tavoli, musica, invitati. In contemporanea, nel suo studio don Vito riceve persone e richieste. Una scena cult nella storia del cinema, ma anche nell'immaginario dei miti mafiosi. Sarebbe stata ripetuta e imitata da molte pellicole successive sul tema. Ma la realtà della storia della camorra è piena di matrimoni a effetto, costose cerimonie faraoniche. E l'emblema, anche per raccontare quelli che furono i clan storici della città di Napoli, sono i due matrimoni delle figlie di Lovigino Giuliano
Le figlie dei Giuliano
I matrimoni delle due figlie di Lovigino Giuliano, capoclan di Forcella, negli anni di maggiore potere egemonico della sua organizzazione a Napoli città, si susseguirono a distanza di sei anni l'uno dall'altro. Il 30 aprile del 1990 si sposò Gemma. Aveva 20 anni, la sua bellezza aveva nel Dna i tratti da attrice cinematografica ereditati dal padre. Il suo matrimonio era slittato di un anno, per l'arresto del padre accusato di omicidio. Tutto era pronto nel marzo 1989, anche l'abito bianco, ma non se ne fece nulla. Uscito dal carcere e scagionato dall'accusa, un anno dopo Lovigino potè riprendere a pensare anche al matrimonio della figlia, curato nei dettagli dalla moglie Carmela Marzano. Una cerimonia che non badò a spese, dopo il sì nella chiesa di Santa Maria della Pace in via Tribunali. All'uscita erano in attesa non meno di seimila persone, in prevalenza donne. Le cronache di allora descrivono Gemma addobbata con una specie di diadema sui lunghi capelli neri e parure di brillanti,. L'abito bianco portava tre metri di strascico, impreziosito da cristalli Swaroski. La sposa era accompagnata da quattro damigelle, vestite tutte in rosa. Sposava un ventunenne, neo assunto da una ditta di pulizie: Ciro Masi. A celebrare, il parroco di Forcella, don Franco Rapullino che avrebbe urlato qualche giorno dopo “fujtevenne'a Napoli” durante l'omelia al funerale di Nunzio Pandolfi, il bambino di due anni morto in un agguato di camorra alla Sanità.
Testimoni delle nozze, Carmine, fratello di Luigi, principale protagonista delle foto con Maradona nel 1986, e la moglie Amalia Stolder. Dalla chiesa al ristorante “Le Cascine” di Posillipo, dove si tenne il rinfresco. Attenta la sorveglianza esterna della polizia, per verificare l'eventuale presenza di latitanti. In sala, riuscì a entrare il giornalista del “Mattino” Enzo Perez, decano dei cronisti di nera, per raccontare quanto accadeva, in compagnia del fotografo del giornale Mario Siano. A loro fu consentito di scattare delle foto. All'interno del ristorante, c'erano ben 500 invitati, serviti da 60 camerieri con dieci hostess. La squadra del Napoli festeggiava in quelle ore la seconda vittoria nel campionato di serie A e il titolo del “Mattino” sulla cronaca del matrimonio di Gemma Giuliano firmata da Perez diceva “Nozze da scudetto”. Celebrativo all'eccesso. Enzo Berri fu il presentatore della serata. Tra tv private, matrimoni, battesimi, feste di piazza era il più richiesto. Si sussurrò dell'arrivo di Maradona, che era stato invitato. Ma Diego non prese mai parte a quella festa, almeno ufficialmente. Cantanti furono Wess e Mirna Doris.
L'abbraccio tra clan
Ben altro significato ebbe, sei anni dopo, il matrimonio dell'altra figlia di Lovigino: la diciottenne Marianna. Il marito era Michele Mazzarella, figlio di Vincenzo, rampollo di un altro clan egemone di quegli anni nell'area orientale di Napoli con velleità di penetrazione nel centro storico dove dominavano i Giuliano. Nozze che sancivano anche un patto di ferro tra le due famiglie di camorra.
L'importanza dell'unione non sfuggì a nessuno e la cerimonia si svolse nel tempio delle nozze kitsch: la struttura-castello Sonrisa di Sant'Antonio Abate, gestita dal cosiddetto “boss delle cerimonie”, Antonio Polese, scomparso da qualche anno. La Sonrisa sarebbe diventata location di diversi film sul genere, ma anche scenario di una trasmissione televisiva su matrimoni particolari trasmessi dalla tv Real time. Era il 30 settembre del 1996, la cerimonia sarebbe stata oggetto anche di alcune interrogazioni parlamentari che ne chiedevano conto al ministro dell'Interno. Il sì venne pronunciato nella solita chiesa di Forcella, di nuovo dinanzi al parroco don Rapullino. Alla Sonrisa, c'erano duecento invitati. Fino a sera venne servito un pranzo luculliano a base di pesce dal costo di circa 40 milioni di lire. I parenti dello sposo preferirono inviare solo la busta del regalo con all'intrno consistenti somme in contanti, temendo con la loro presenza il pericolo di agguati. Lo scrisse un'informativa della polizia. Tutto come da copione di queste vicende.
Stavolta l'attenzione dei giornali. “Mattino” compreso, fu distratta rispetto al matrimonio di Gemma. Anche per il luogo della cerimonia non a Napoli e per scelta editoriale. Ma il matrimonio tra Marianna Giuliano e Michele Mazzarella avrebbe avuto effetti sugli equilibri tra clan nel centro storico e sugli avvicendamenti generazionali a Forcella e dintorni. Non molto tempo dopo, i fratelli Giuliano, Lovigino compreso, sarebbero diventati collaboratori di giustizia.
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