Nasce a Salerno la Fondazione intitolata a Maria Piscopo Gallozzi: «Così aiuteremo i bimbi»

L’iniziativa diventerà operativa il prossimo giovedì 16 maggio quando nascerà ufficialmente la Fondazione Maria Piscopo Gallozzi - mancata l’8 gennaio dopo una breve ma micidiale malattia - al servizio dei più deboli

Maria Piscopo Gallozzi con Enrico Gallozzi
Maria Piscopo Gallozzi con Enrico Gallozzi
Mercoledì 15 Maggio 2024, 07:00
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Amava chiamarli «i bambini che illuminano il mondo». A loro, fragili, dimenticati, abbandonati e in credito con la vita, aveva dedicato tutta l’attenzione e l’amore di cui era capace. Un sentimento puro e viscerale, accompagnato a una generosità che non conosceva confini. Ma poi, come purtroppo spesso accade, sul più bello le nubi si addensano all’orizzonte. E il rischio è che l’armonia si rompa, che quanto di buono è accaduto e si è costruito si deteriori o si perda nei rivoli del tempo. La protagonista di questa storia è la compianta Maria Piscopo Gallozzi e l’elemento - che tanto sorpresa non è conoscendo “gli eroi” di questa fiaba solidale - in grado di rimettere questo racconto di vita sul binario giusto è la nascita di una Fondazione in sua memoria.

L’iniziativa diventerà operativa il prossimo giovedì 16 maggio quando nascerà ufficialmente la Fondazione Maria Piscopo Gallozzi - mancata l’8 gennaio dopo una breve ma micidiale malattia - al servizio dei più deboli, «i bambini che illuminano il mondo», appunto. L’organismo sarà regolarmente iscritto nell’elenco degli Enti del terzo settore ed è dedicato dal marito o Enrico al principale impegno che, insieme con la moglie, era riuscito a diventare il più importante orientamento delle loro vite, travalicando gli altri interessi. Un impegno più che consistente che si è, quindi, tramutato, senza sforzo, in un percorso che continuerà ad orientare le scelte e le decisioni dell’intero nucleo familiare nei prossimi anni. «Sì - spiega Enrico Gallozzi, impegnato al fianco dei fratelli Agostino e Vincenzo nelle attività dell’impresa fondata dal padre Giuseppe e della madre Concetta, Gallozzi Group SpA, nda - siamo profondamente e motivatamente pronti a continuare in un percorso che Maria viveva con l’assoluta consapevolezza di migliorarsi attraverso le azioni che prima di riversare il bene agli altri, fanno anche il bene a noi stessi. Raccogliamo con piacere questa eredità e porteremo avanti il lavoro che svolgeva Maria per il prossimo».

Lo statuto della Fondazione stabilisce l’attivazione di servizi per le persone che hanno bisogno di assistenza, di accoglienza, che devono essere pienamente integrate nella società. Persone che vivono in difficoltà e hanno il “diritto - è scritto - alla felicità”, ma corrono realmente il rischio di essere emarginati, se non lo sono già. «Devo dire - spiega Enrico Gallozzi - che è stato un gesto spontaneo, che insieme ai miei figli, ai miei fratelli e a tanti amici, ho inteso fare per non lasciare che scivolasse in una lenta fase di ricordo la storia di Maria, che amava dire che il mondo è spesso molto ingiusto. Ma ci sono tante persone di buona volontà, in grado di reagire e portare con semplicità molta acqua al mulino degli altri. E Maria credeva fermamente nel messaggio del Vangelo che ci spinge ad accogliere il prossimo e sostenerlo nelle situazioni difficili. Questo finalmente ci permetterà di vivere in pace, felici, con gioia, in piena libertà e, soprattutto, in perfetta sintonia con il prossimo». Perché ricorrere alla Fondazione? «Perché attraverso questa scelta possiamo continuare a mettere in pratica tutto ciò che lei desiderava: ridurre le diseguaglianze in un mondo talvolta troppo egoista, ribaltare l’approccio di pensare prima a noi stessi e, poi, agli altri. Perché, in realtà, possiamo davvero stare tutti meglio, se ci rivolgiamo agli altri. È questo il vero segreto: gli altri vengono sempre prima di noi».

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Occorre, in pratica, «smontare tanti, inutili, luoghi comuni, che penalizzano l’accoglienza di tutti, di ogni persona, per esempio, dei senza dimora». Enrico, spiega, una frase che Maria citava spesso, rispondendo alla domanda che in tanti le ponevano da ragazza, chiedendogli che cosa avesse in mente di fare: «Spero di essere portatrice di pace, sempre».

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