Salerno, avvocato perseguitato da un suo cliente: «Lo Stato non ci tutela dalle aggressioni subite»

L'uomo è ora ai domiciliari a Salerno ma prima dell'arresto ha incendiato lo scooter e l'auto del suo legale

Stalking telefonico
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di Petronilla Carillo
Sabato 4 Maggio 2024, 06:05 - Ultimo agg. 08:27
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«Ho vissuto, con la mia famiglia, dieci mesi di inferno e la misura cautelare adottata nei confronti del mio persecutore, non mi rasserena, né mi pone in un area di protezione e di tutela assoluta. Tengo a precisare di aver sottoposto al vaglio dell’autorità inquirente più episodi come l’incendio doloso del mio scooter, pedinamenti, minacce ed un ulteriore violenza nell’agosto 2023 in occasione del quale lo stalker, dopo avermi seguito, posizionò la sua autovettura davanti alla mia per ostacolare qualsiasi manovra e rivolse minacce anche alla mia figlioletta minorenne e a mia moglie, ritornando sotto casa più volte per intimorirmi perallontanarsi soltanto pochi attimi prima che sopraggiungesse una pattuglia dei carabinieri».

Alfonso Botta, avvocato penalista, è assorbito in un vortice di violenze assurde ed inspiegabili. La sua unica colpa, aver accettato un cliente e di averlo seguito nelle sue vicissitudini giudiziarie per poi decidere, dopo alcuni suoi comportamenti, di rimettere il mandato. «Io ho sbagliato perché forse dovevo rendermi conto prima della persona con la quale avevo a che fare, non ho saputo interpretare i segnali che mi mandava». Quest’uomo è ora agli arresti domiciliari su richiesta della procura e dopo le indagini della Squadra mobile di Salerno, agli ordini del vicequestore Gianni Di Palma.

«I gravissimi episodi da me subiti, in prima battuta furono inspiegabilmente rubricati come violenza privata e danneggiamento escludendo la sussistenza dell’ipotesi delittuosa di stalking così come furono sistematicamente rigettate le ripetute istanze volte a richiedere l’applicazione di misure cautelari a mia tutela, sussistendo il concreto rischio di reiterazione dei reati, nonché la richiesta di una consulenza psichiatrica su un soggetto con un profilo di pericolosità sociale elevata. Sta di fatto che all’indomani della notifica dell’avviso di conclusioni indagini, quest’uomo venne nuovamente sotto la mia abitazione e diede fuoco alla mia auto, devastandola. Soltanto dopo aver presentato una nuova querela gli inquirenti hanno ritenuto di modificare il capo di imputazione in stalking e adottare quelle misure più volte da me richieste; è evidente, che è mancato buon senso e che ci sia stata molta superficialità nel sottovalutare prove indiziarie schiaccianti, esponendomi a rischi concreti per la mia incolumità e dei miei cari», spiega nel dettaglio la vittima.

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E continua: «Qual è la mia colpa? Aver rinunciato a tutti gli incarichi ricevuti da un cliente che non era più gestibile, che si sentiva vittima di persecuzione giudiziaria ma che di fatto si è trasformato in persecutore.

Sebbene ad oggi sia stato collocato ai domiciliari, non mi sento garantito e ho ancora una volta sollecitato l’espletamento di accertamenti tecnici volti a dimostrare una pericolosità sociale evidente». La decisione di lasciare il cliente da parte di Botta maturò dopo che l’uomo aggredì in aula un giudice e poi si presentò alla polizia giudiziaria per denunciare il magistrato.

«I soggetti imputati per reati che rientrano nel codice rosso non sono stabili e spesso sono affetti da disturbi comportamentali o da patologie che ne inficiano la capacità di autodeterminazione rendendoli socialmente pericolosi: soltanto un adeguato trattamento sanitario in appropriate strutture può aiutarli ad avviarsi ad un percorso di guarigione e a garantire adeguata protezione alle vittime dei loro comportamenti. Lo Stato non mi dà la possibilità di tutelarmi in altro modo se non ricorrendo a chi è preposto all’amministrazione della giustizia, ma quando la tutela arriva in ritardo i danni arrecati sono già enormi; mi sento come un guerriero mandato a combattere privo di armatura e di armi, ho vissuto nel terrore per mesi e mi sono sentito abbandonato da tutti - commenta ancora - Gli avvocati, oggi, sono bersagli immobili vittime di ritorsioni, di violenze psicologiche e fisiche, professionisti che supportano costi esorbitanti per esercitare la professione ma che non godono di adeguate tutele. Altri miei colleghi non hanno avuto il coraggio di denunciare lo stesso stalker che mi ha vessato per mesi per paura e altrettanti sempre per paura hanno rinunciato ad agire nei confronti di clienti violenti e morosi. Occorre un intervento legislativo che dia a tutta la categoria adeguate garanzie e la certezza di poter lavorare con serenità ed in sicurezza».

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