«Noi siamo neomelodiche, non ci discriminate»

«Noi siamo neomelodiche, non ci discriminate»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 9 Marzo 2022, 08:38 - Ultimo agg. 10 Marzo, 10:20
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Stefania Lay, 42 anni, la veterana del trio, era nel mucchio selvaggio della prima ora, negli anni Novanta fondanti per il genere, con Gigi D'Alessio e Maria Nazionale, Franco Ricciardi e Ida Rendano, Luciano Caldore e Lello D'Onofrio. Con «'A libertà» alzò un grido contro quello che ancora non chiamavamo femminicidio: «Voglio a libertà/ ma vaffaculo che me vatte a ffà?/ Ma che uomo sei?/ Sulo che femmene ta sai vede'/ Voglio a libertà/ inta sta casa nun me fire e sta!/ Voglio a libertà/ nisciuno areto me pò fa' turna'». Nancy Coppola, 35 anni, e Giusy Attanasio, classe 1988, vista sull'«Isola dei famosi» nel 2017, hanno seguito le sue orme negli anni Duemila, ritagliandosi uno spazio nell'affollato panorama della nuova canzone popolare verace. Una sera, a cena, l'idea è stata di Giusy, hanno deciso di mettersi insieme, «perché a Napoli le donne sono sempre nemiche e mai alleate, perché nel nostro settore comandano ancora i maschi e noi vogliamo più spazio, perché non vogliamo più essere discriminate, e questa volta parliamo anche per i nostri colleghi», teorizza la Attanasio.

Nascono così «Le neomelodiche», il trio napulegno che marcia sul Palapartenope, dove sarà in concerto l'11 aprile, forte anche del singolo «So tutte tale e quale», «racconto di tre amiche che si erano perse di vista per seguire le proprie storie d'amore e si ritrovano, sole, deluse, finalmente coscienti che non si vive solo di principi azzurri e passioni carnali», racconta Nancy spiegando che cosa significa «mettere in piedi un concerto contro la discriminazione della musica neomelodica.

Ci associano al trash, alla camorra, ma sparano nel mucchio. Io sono una cantante, una madre, una moglie, ho fatto la commessa, ho lavorato in una pizzeria, perché si deve fare di tutta l'erba un fascio? Perché gli errori di comunicazione di qualcuno o la militanza malavitosa di qualcun altro deve ricadere su di me, su di noi? Non sarebbe più semplice giudicarmi, giudicarci, per la voce, per le canzoni, lasciando perdere pregiudizi e chili in più? Con quello che si vede in tv, tra trapper e reality, non saremo certo noi la ciliegina trash sulla torta».

«Ho cantato al Maurizio Costanzo show, ho lavorato a teatro con Nino D'Angelo, da ragazzina ho iniziato con temi sociali e storie d'amore che oggi non tirano più», riflette la Lay: «Il pubblico giovane campano, ma più in generale di tutto il Sud, vuole solo divertirsi, non ha voglia di romanticismo. Vuole storie di sesso e di tradimento e non d'amore». E la Coppola è d'accordo: «Quando mi esibisco non metto più di due pezzi melodici in scaletta, i ragazzi vogliono il ritmo disinibito di brani come So' guaglione, storia di un triangolo divisa con Stefania e Rico Femiano», che sarà tra gli ospiti della serata con altri protagonisti postmelodici (meglio chiamarli così) come Marco Calone, sdoganato al pubblico chic dalla versione di «T'aggio purtato na' rosa» incisa da Roberto Colella, e Paola Pezone. Quattro donne contro due maschietti, contando anche gli special guest: ieri era la giornata della donna, un tempo, prima della pandemia, serata proficua, foriera di decine di impegni per neomelodici, anzi postmelodici, senza differenza di sesso. «Non è tempo di festeggiare con le donne ucraine che muoiono sotto le bombe», riflette la Attanasio, che ieri aveva un paio di esibizioni in agendina. Cinque quelle della Lay, sei quelle della Coppola. «Non vediamo l'ora di tornare alla normalità: senza virus, senza guerre e senza discriminazioni», concludono in coro.
 

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