Giro d'Italia 2024 a Napoli, Cunego su Pogacar: «Famelico come Merckx»

L'ex campione veronese, che in carriera vinse anche tre edizioni del Giro di Lombardia, esalta le doti della maglia rosa

Damiano Cunego vinse l'edizione 2004 del Giro d'Italia
Damiano Cunego vinse l'edizione 2004 del Giro d'Italia
di Silver Mele
Domenica 12 Maggio 2024, 21:43 - Ultimo agg. 22:49
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Si va al giorno di riposo dopo nove tappe nelle quali nessuno si è mai risparmiato. Per copione imposto da chi la corsa vuole sia sempre dura. Per volontà del re indiscusso del momento al Giro, Tadej Pogacar, la maglia rosa per acclamazione. Vince in salita, movimenta tappe nelle quali uomini di classifica come lui solitamente stanno a guardare, domina a cronometro spazzando via i mostri sacri della specialità. E martedì nell’arrivo di Cusano Mutri potrebbe nuovamente azzannare i muscoli degli antagonisti al primato. Quello che nel 2004 rese campione tra i predestinati il veronese Damiano Cunego, oggi tra i capitani delle squadre che si misurano sui percorsi cicloturistici del Giro-E. In quel 2004 Cunego riprese la maglia rosa nella settima tappa, la Frosinone-Mercogliano, anticipando allo sprint McGee, Pellizzotti e l’arzanese Giuliano Figueras. La Campania da allora gli resta dentro.  

«Bellissimi ricordi, agli albori dei grandi successi tra i professionisti. In questo caso Napoli si conferma città da Giro d’Italia per eccellenza.

Non a caso è stabilmente arrivo di tappa da tre anni, in questo scenario da cartolina che è unico. C’è sempre un gran pubblico, competente e appassionato».

Il veronese fu uomo di classifica e di classiche d’un giorno: corridore tendenzialmente completo. Il suo identikit di Tadej Pogacar non si discosta tanto dalla duttilità multiforme del talento.

«E’ il corridore del momento, che sa vincere ovunque. Ha affermato di voler provare la doppietta Giro-Tour, cosa riuscita solo ai più grandi ma penso abbia tutti i numeri per farlo. Ovviamente oggi è osservato speciale qui ma lascia poco agli avversari. Fa un po' come Merckx: in salita ha lo spunto migliore, sul passo ha dimostrato di esser fortissimo ma anche nelle tappe piane non si risparmia e fa azioni che sorprendono anche dal punto di vista della condotta di gara. E’ tosto, forte ed ha un ottimo recupero, dote fondamentale per chi ambisce a vincere i grandi giri. Un po' come lo ero io nel passato».

Il ciclismo è in continua, rapida evoluzione. Alla stregua delle velocità e delle medie orarie impressionanti. Nel 2010 Fabian Cancellara vinse a Roubaix con 39 di media. Quest’anno Cyrus Monk, 128esimo ed ultimo al traguardo della regina delle classiche del nord ha chiuso a 41. Cosa c’è alla base di questi cambiamenti?

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«Innanzitutto hanno contribuito i materiali delle bici: le ruote con i perni passanti e i freni a disco rendono l’attrezzo molto rigido e scorrevole. Quindi le preparazioni che sono ancora più scientifiche dei miei anni. Si lavora molto più con dati alla mano e questo ha determinato un notevole upgrade».

Chiusura sul Giro-E, esperimento riuscitissimo anche nella valorizzazione dei territori che la corsa rosa attraversa nelle tre settimane. «Divertente perché si vive il ciclismo in maniera diversa rispetto al passato agonistico. Il nostro compito è quello di accompagnare molte persone che vivono il ciclismo per un giorno sulle strade del Giro, quindi questo è molto bello».

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