Vigorito e la retrocessione: «Fa male, svaniti i sacrifici»

Il patron: "Futuro? Troppo presto per parlarne"

Oreste Vigorito
Oreste Vigorito
di Oreste Tretola
Domenica 7 Maggio 2023, 10:53
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«Mi dispiace molto». In sole tre parole, Oreste Vigorito ha sintetizzato tutta la sua amarezza per una retrocessione in C quasi aritmetica del suo Benevento. A tenere in vita i giallorossi, adesso, è solo l'attesa della sfida odierna tra Parma e Brescia. Se le rondinelle dovessero uscire anche con un punto dal «Tardini», condannerebbero i sanniti alla retrocessione, salendo a 39 punti con due giornate ancora da disputare.

Al «Tombolato», intanto, la squadra di Agostinelli era anche riuscita ad andare in vantaggio con Pettinari per poi farsi raggiungere da Vita. Nel finale, però, il Benevento ha incassato le reti di Maistrello e Carriero. A fine partita, il presidente si è rivolto soprattutto ai tifosi: quasi 200 i supporters presenti a Cittadella in una situazione di classifica disperata.

«Voglio dire ai tifosi che non è un atto di consolazione, ma il sottoscritto solo oggi alza bandiera bianca dopo diciassette anni. Devo accettare che non siamo riusciti a fare ciò che volevamo.

Il mio pensiero va a tutta la tifoseria giallorossa, che in un anno ha visto svanire diciassette anni di sacrifici che ha condiviso con me. In questo momento - ha aggiunto - mi fa solo ritenere che ho tolto il sorriso a qualcuno e anche a me stesso. Il calcio è una parte della mia vita. Sono diciassette anni che vado sui campi e non dovevano essere sciupati in dodici mesi. Le analisi non si fanno a caldo, ma si fanno per non ripetere gli stessi errori». A suo avviso «è stato un anno difficile per gli errori di tutti e per l'imponderabile del calcio. Una volta dissi di non ammainare le bandiere, ma che c'era tanto di più: c'era voglia di un traguardo che tutta la città voleva e che sono riuscito a centrare. I colori giallorossi sono i colori del mio calcio, purtroppo qualche volta svaniscono, ma restano i ricordi. Mi auguro che in questa amarezza che colpisce tutti, qualcuno faccia l'analisi dei propri errori, a partire da me. Il colpevole è il Benevento Calcio, società guidata dal sottoscritto con una serie di addetti ai lavori che, mi auguro, abbiano fatto il massimo per non arrivare a questa giornata. Adesso non è il momento di parlare degli errori. È il momento di stringere le bandiere e conservarle. Chiudiamo gli occhi e pensiamo a tutte le volte che siamo stati insieme nella gioia e proviamo a stare insieme anche nel dolore. È un dolore che condividiamo e che mi auguro che voi condividiate con me». Il patron ha anche sottolineato: «Mi assumo le mie responsabilità. Non gioco, ma sono io che li mando in campo, quindi sono responsabile quanto loro».

In questa fase, intanto, proprio i tifosi interrogano se il futuro del Benevento sarà ancora con Oreste Vigorito al timone. L'imprenditore napoletano sembra già immerso nelle sue riflessioni sul futuro: «L'unica parola che mi sento di dire è che domani è un altro giorno. Sono abituato a essere sconfitto, ma anche a riprendermi. Un uomo è forte proprio perché si riprende. In questo momento penso soltanto all'oggi. Sono profondamente amareggiato per la mia tifoseria e per la città, alle quali sono legato. Questi diciassette anni non torneranno più. Domani non so cosa accadrà e non è un modo di dire per far preoccupare la gente. Ma chiedermi del futuro adesso è ancora prematuro. I tifosi pensano che senza Vigorito non ci possa essere calcio. Se questo è vero, allora tutta la città deve interrogarsi. In questo percorso - precisa - abbiamo perso degli amici e immaginare di non offrire uno spettacolo a chi è lassù è difficile. Sono persone che ritrovavo nel campo quando passeggiavo da solo. So che li ritroverò, spero che loro possano ritrovare me, che è la cosa più difficile».

Vigorito ha concluso il suo intervento nel post-match palesando anche il dispiacere per non aver visto accanto alla squadra una buona parte del pubblico sannita: «La parola "insieme" ha portato la gente di Benevento a offrire oltre ottomila abbonati, quindi significa che si sta stare insieme. Chi non c'è stato, però, deve porsi una domanda. Noi siamo retrocessi quando è iniziato questo campionato, quando c'è stata l'indifferenza di molte componenti che non ne hanno capito l'importanza. Siamo stati insieme ai tifosi che anche oggi (ieri per chi legge) erano qui con noi».
 

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