Sembrava, d’improvviso, una specie di rottamato. Lui, la figurina più bella del nostro calcio, il Pallone d’oro del 2006, l’eroe di Berlino, il “cuore di Napoli” con il sogno mai nascosto di allenare gli azzurri. Fabio Cannavaro da oggi è l’allenatore dell’Udinese. Ha firmato per cinque partite e... 18 minuti. Il suo esordio giovedì contro la Roma di Daniele De Rossi, un altro dei campioni del mondo in Germania: l’Udinese scenderà in campo contro i giallorossi per recuperare i 18 minuti del match sospeso per il malore di Ndicka. Sembrava, in questo lungo anno di attesa, di aver fatto la fine della “Sora Camilla.. Tutti la vogliono e nessuno la piglia”: dopo la fine della sua avventura al Benevento, non c’è stata squadra in crisi che non lo abbia contattato. Ma un gigante come lui ha spesso messo paura. Tutti tranne il Napoli che mai lo ha preso in considerazione come traghettatore. «Non sono mai riuscito a capire perché De Laurentiis non abbia mai pensato a me». Intanto, tra due settimane se lo troverà davanti, il suo Napoli, allo stadio Friuli.
L’avventura
Un contrattino di poco più di un mese. Con Ciccio Troise e Paolo il fratello a seguirlo: c’è poco da storcere il naso. Cannavaro aveva una voglia matta di tornare ad allenare, stufo di essere solo il testimonial del calcio italiano in giro per le partite della Champions: era stato lo scorso mese negli Stati Uniti con Luciano Spalletti e la Nazionale, dopo essere stato con lui a Riad per la finale di Supercoppa tra Napoli e Inter. Per lui si parlava di un ruolo nella delegazione in Germania, per l’Europeo. Con Lucianone un legame speciale, nato nei due anni napoletani del ct. «Sono contento, non vedo l’ora», ha sospirato rapidamente prendendo il volo per il Friuli.