Che cosa c'è dietro le "dimissioni irrevocabili" da presidente della Turris di Antonio Colantonio? È l'interrogativo che da giovedì pomeriggio, quando il patron ha ufficializzato l'addio alla carica più prestigiosa del club, aleggia sull'ambiente.
Colantonio non aveva fatto mistero di essere intenzionato a passare la mano a fine stagione e già aveva provato ad andarsene (emblematica la cessione-bluff delle quote di maggioranza al gruppo che faceva capo all'imprenditore Francesco Guardascione, accordo poi conclusosi in diatriba, con gli annunciati ma mai confermati risvolti di carattere giudiziario).
I dubbi sorgono per il fatto che in una società a responsabilità limitata come la Turris, la carica di presidente ha un valore "simbolico", tanto che Colantonio mantiene di fatto gli oneri legati al possesso dell'80% delle quote. Per giunta poi l'amministratore unico del sodalizio è Antonio Piedepalumbo, che fin quando non ci sarà una ridefinizione dell'assetto complessivo dovrà continuare a farsi carico di tutti gli oneri legati alla gestione societaria.
Colantonio sottolinea che «sono già in atto i primi contatti per quanto riguarda proposte di acquisizione del club e mi assicurerò della loro concretezza e fattibilità, con la presentazione delle fideiussioni e oneri necessari per l'iscrizione al campionato». Voci di queste ore sono legate ad una possibile trattativa con l'imprenditore acerrano Antonio Stompanato, presidente del Real Casalnuovo, club di serie D.