«Diegologia: parole, gesti e immagini per raccontare la storia di Maradona»

Il corso di Fabian D'Aloisio all’università di Buenos Aires

L'esultanza di Diego Maradona dopo un gol
L'esultanza di Diego Maradona dopo un gol
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Sabato 20 Aprile 2024, 08:33 - Ultimo agg. 21:00
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«Napoli è il luogo dove Maradona ha potuto più che altrove materializzare il suo status di uomo del popolo ed essere più amato». Fabian D’Aloisio non è soltanto un argentino maradoniano che ha fatto il pellegrinaggio al murale ai Quartieri spagnoli. Laureato e docente in comunicazione sociale presso l’università di Buenos Aires, ha creato un corso dedicato a Maradona. Diegologia è «uno spazio di formazione» promosso dalla rivista digitale Meta Sentidos en Juego. Diciotto docenti, tra cui chi ha conosciuto molto bene Diego come il suo preparatore atletico Fernando Signorini e il suo biografo Daniel Arcucci, con 40 iscritti in presenza e 100 da remoto, di cui 20 dall’estero. 

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Professore D’Aloisio, perché studiare Maradona? 
«Per quanto continua a rappresentare per il popolo argentino e non solo, per lo sport in generale e per le nostre stesse storie.

Nella vita di milioni di persone in tutto il mondo c’è stato spazio per Diego, anche dopo la fine della sua carriera e la sua scomparsa. Il modo migliore per tenerlo presente, a nostro avviso, era creare questo spazio di riflessione, con domande e risposte su una figura indubbiamente protagonista della storia recente. Quel corpo continua ad esistere».

Chi “studia” Maradona? 
«Le più differenti categorie sociali, persone che vogliono indagare un po’ di più non soltanto sulla persona ma cercare di comprenderne il peso nella nostra cultura. Ripercorriamo le nostre vittorie e le nostre sconfitte, ravvivando le nostre passioni. Maradona è corpo, parole, gesti e immagine. Ci sono concetti e situazioni che Diego ha attraversato e ha modificato. Su questo rifletteremo con il supporto di diciotto docenti. Lo spazio è aperto al confronto, perché è evidente che Maradona appartiene ad ognuno di noi: le interpretazioni su questo fenomeno sono dunque molteplici».

Diego non è solo Argentina. 
«Certo, è anche Napoli. È stata sempre presente nella sua storia, da quarant’anni. Non c’è modo di pensare a Diego, di trarre ispirazioni e idee, senza Napoli. Diego è anche, tra tante altre cose, Napoli. Il luogo dove più da vicino ha potuto materializzare il suo status di uomo del popolo, portano avanti una battaglia. In una delle lezioni di Diegologia la docente Nadia Fink analizza l’eredità di Maradona nei vari club in cui è stato da giocatore e da allenatore: chiaramente ampio è lo spazio dedicato a Napoli, con cui vi fu un rapporto non strettamente calcistico e professionale, come anche io ho potuto verificare quando sono stato in questa città».

Non è la prima volta che Maradona viene studiato, egli stesso partecipò a una conferenza ad Oxford. 
«Abbiamo sentito di fare questa riflessione collettiva, è una molteplicità partecipativa che si aggiunge alla composizione degli approcci didattici, con l’obiettivo di pensare Diego da tutte le prospettive e con le più differenti forme di sentimento. Capiremo come egli è diventato un santo laico, quale sia stato il suo rapporto con la povertà e la letteratura, o con il calcio femminile e l’aspetto operaio del mondo calcistico. La sua vita, come ci ricorda Fernando Signorini, è stato un viaggio sconvolgente, condiviso magari a distanza con ognuno di noi».

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