Dall'Udinese all'Udinese: perché tutto è cambiato 145 giorni dopo lo scudetto

Il 4 maggio una squadra potente festeggiò il titolo in Friuli, adesso c'è un gruppo tormentato

Udine, 4 maggio: Osimhen esulta dopo il gol che vale lo scudetto per il Napoli
Udine, 4 maggio: Osimhen esulta dopo il gol che vale lo scudetto per il Napoli
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Lunedì 25 Settembre 2023, 10:37 - Ultimo agg. 26 Settembre, 07:55
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Dall'Udinese all'Udinese. A 145 giorni dal pareggio in Friuli che consegnò al Napoli anche aritmeticamente lo scudetto, già stravinto, c'è un altro clima. Quella squadra era potente, stretta intorno al suo condottiero Spalletti.

Questa è fragile, come si nota dai risultati: due punti nelle ultime tre giornate di campionato, eppure gli avversari - Lazio, Genoa e Bologna - non erano di prima fascia. Al di là dei punti e del ritardo in classifica (la zona Champions è a due lunghezze: questo l'obiettivo stagionale fissato da Garcia con l'avallo di De Laurentiis), colpiscono le tensioni nello spogliatoio.

Due dei calciatori più rappresentativi, Kvara e Osimhen, hanno reagito male alle sostituzioni nelle partite di Genova e Bologna.

Ci sono crepe evidenti, mai viste durante l'epoca di Spalletti, che aveva invece una forte tensione con De Laurentiis. Non si sono mai amati, anche se il presidente, proprio quella sera del 4 maggio, disse dallo Stadio Maradona, dove aveva festeggiato lo scudetto a distanza, che Luciano sarebbe rimasto in panchina nella successiva stagione.

De Laurentiis avrebbe dovuto trovare argomenti più convincenti per trattenere il tecnico del terzo scudetto. Non si è sforzato di cercarne e, se lo ha fatto, questo è accaduto fuori tempo massimo. Quando Spalletti aveva preso la sua decisione, obbligando il Napoli a cercarsi un altro tecnico, non un «top trainer», come li ha definiti l'avvocato Grassani - legale di fiducia del club - il 18 agosto in un'intervista a Radio Crc, perché «quelli erano già collocati». E allora la scelta è ricaduta su Garcia.

De Laurentiis era convinto di poter trattenere anche Giuntoli, come disse durante la festa dopo Napoli-Fiorentina. Ma anche il direttore sportivo aveva già deciso di lasciare Castel Volturno. E poco dopo si sarebbe dimesso il preparatore Sinatti. Ecco, a questa squadra - teoricamente rimasta la stessa, eccetto Kim, per la cui sostituzione si è scelto il promettente brasiliano Natan - sono stati tolti tre pilastri. Perché anche un preparatore conta molto, per non parlare del direttore sportivo che in otto anni - da Sarri a Spalletti, da Valdifiori a Kvara - aveva saputo quotidianamente smussare tutti gli angoli. Se due dei più importanti giocatori fanno rilievi tattici espliciti a Garcia dopo le sostituzioni, è anche perché non avvertono la presenza di figure autorevoli nella dirigenza, presidente escluso. Non è bastato allargare lo staff, promuovendo il capo degli osservatori (Micheli), assumendo un ds che aveva esperienze di lavoro in altri ambiti e livelli (Meluso) e affidando l'incarico di club manager a un fresco diplomato a Coverciano (Sinicropi).

Dall'Udinese all'Udinese: 145 giorni fa era tutta un'altra storia. Peccato.

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