La maledizione post scudetto, chiamiamola così. Ma se nel campionato '87-'88, dopo il primo storico tricolore atteso sessantun anni, il Napoli si piazzò secondo, nella stagione post-titolo '90-'91 le cose andarono peggio. Dopo 17 giornate la squadra di Bigon e Maradona occupava il tredicesimo posto in classifica e alla fine si classificò ottava, restando fuori dalle coppe europee prima di essere consegnata da Ferlaino e Perinetti a Ranieri, reduce dalla positiva esperienza a Cagliari.
Volendo fare un raffronto con la situazione attuale - dopo 17 giornate Napoli settimo e a quattro punti dall'ultimo posto utile per la qualificazione Champions - quali furono i problemi in quella stagione? Il problema dei problemi fu la situazione di Maradona, ovvero il grado di ingestibilità di un cocainomane che non riusciva più a rispettare gli obblighi professionali, dalla presenza agli allenamenti alla partenza con i compagni per una trasferta (clamoroso il caso scoppiato alla vigilia della partita di Coppa dei Campioni a Mosca). Un condizionamento molto forte per Bigon e lo spogliatoio, non risolvibile con la presenza di due sostituti, l'esperto Mauro e il giovane Zola.
In realtà, proprio come quest'anno, il mercato non era stato all'altezza, a parte il portiere Galli, reduce dai trionfi col Milan di Sacchi e ingaggiato al posto di Giuliani. Ferlaino e Moggi pensarono che fossero sufficienti delle integrazioni all'organico ma Silenzi, Incocciati, Rizzardi e Venturin non si mostrarono all'altezza del compito, quando vennero utilizzati da Bigon, che rapidamente passò dalla festa scudetto alla contestazione del San Paolo. Ad Albertino non venne in mente di fare come Spalletti, cioè lasciare dopo il trionfo: si poteva intuire che con "quel" Maradona si potesse finire nel baratro.