La Divina Costa, che tanto amava con i suoi tortuosi tornanti a capofitto su panorami mozzafiato, è diventata la sua tomba. E il suo sguardo azzurro cielo, che illuminava con un sorriso costante e aperto alla vita il suo bel volto da bravo ragazzo, si è spento per sempre sullo strapiombo a picco sul mare della Statale 366, al confine tra Agerola e Furore.
Non lontano da quel Sentiero degli Dei che dai monti Lattari abbraccia l’incanto di uno dei golfi più belli del mondo, meta di tanti turisti e coppie di innamorati e amanti.
Voleva infatti far librare nel cielo la fiammella di una lanterna - acquistata da un cinese - dal belvedere «Fausto Coppi» nella frazione Bomerano, tra Agerola e Furore, dove intorno all’una si era fermato con la sua ragazza dopo una cenetta in un ristorante della zona per festeggiare i 28 anni della giovane. Ma il volo della lanterna si è bloccato, perché la lucerna di carta si è impigliata nel ramo di un albero: d’impeto, forse anche per evitare l’appiccarsi di un incendio, Benedetto si è istintivamente sporto per liberarla, ma ha perso l’equilibrio precipitando nel vuoto, da un’altezza di cinquanta metri, sotto gli occhi terrorizzati della fidanzata, sotto choc, che non ha potuto far nulla per impedire la tragedia. Il drammatico volo e l’impatto sulle rocce del dirupo sono stati inevitabilmente fatali per Benedetto Chiariello, che è morto sul colpo. E quando sono giunti i carabinieri che hanno subito allertato il 118, chiamati dalla fidanzata in lacrime, per il ragazzo purtroppo non c’era già più nulla da fare.
Il suo corpo è stato recuperato solo qualche ora dopo il terribile schianto. Immenso il dolore e profonda l’incredulità di amici e parenti, in una comunità dove il giovane, figlio di un ex dipendente in pensione della Fiat di Pratola Serra (Avellino), papà anche volontario alla mensa della Caritas Diocesana, e di una casalinga, era molto benvoluto e amato. Sulla bacheca Facebook di Benedetto Chiariello, costellata da ieri di messaggi d’affetto e di rimpianto, tra i tanti l’amico Santo ricorda costernato la sua «voglia di vivere a mille».
Una voglia che per uno strano scherzo del destino si è schiantata proprio sul belvedere intitolato a quel «campionissimo» italiano che «su questa vetta esaltò il ciclismo», come recita la lapide posta dagli sportivi campani e dal quotidiano «Il Mattino» nel 1960. Benedetto amava le moto, la natura, andare a caccia, viaggiare e vivere fino in fondo le emozioni di una vita piena di amici, e di promesse: dal 5 settembre del 2005 lavorava come perito industriale nel Centro ricerche Elasis della Fiat di Pomigliano d’Arco, dove era anche impegnato in un team per un progetto innovativo (Ngom: Next Generation Order Manager) che lo portava spesso all’estero, anche negli Stati Uniti. In un post sulla sua bacheca, il 18 aprile scorso, il giovane ringraziava «tutti di cuore» per avergli «augurato buon compleanno».
Non avrebbe mai potuto immaginare che due mesi dopo, proprio per festeggiare con un gesto galante e romantico il compleanno della sua ragazza da poco conosciuta, e con la quale immaginare magari un progetto di vita insieme, avrebbe lasciato questa terra. Per volare in cielo portando a compimento il suo ultimo, inatteso e non voluto, viaggio.