Il mistero dell'auto insanguinata a Napoli, sparito anche il figlio di Di Biase

Il mistero dell'auto insanguinata a Napoli, sparito anche il figlio di Di Biase
Lunedì 5 Ottobre 2015, 09:12 - Ultimo agg. 09:13
2 Minuti di Lettura
Il mistero resta ancora fitto. Dietro la scomparsa di Michele Di Biase - pregiudicato di peso considerato il reggente del clan Mallardo di Giugliano - il passare delle ore tende a confermare il lugubre sospetto che era già circolato venerdi sera, quando l'auto sulla quale viaggiava è stata trovata crivellata di colpi di pistola e piena di sangue al suo interno. L'ipotesi dell'omicidio resta insomma quella più accreditata dagli uomini della Squadra mobile di Napoli impegnati nelle indagini.



Ma fino a quando dai laboratori di analisi della Polizia scientifica non arriverà una conferma ufficiale sugli esami del dna rintracciato nelle macchie ematiche e in altra materia organica rimasta sui sedili, ufficialmente si dovrà continuare a parlare di morte presunta. Collaborazione zero da parte dei familiari di Di Biase: fino a ieri i suoi congiunti non avevano ancora nemmeno sporto una denuncia di scomparsa. Silenzio assoluto da parte della moglie, rintracciata poche ore dopo il fatto dagli investigatori. Mentre spunta un altro mistero, legato alla figura del figlio di Michele Di Biase: anche di lui - e non da venerdì - si sarebbero perse le tracce. Sorge dunque spontaneo l'interrogativo: è ipotizzabile che all'interno della Fiat panda trasformata in un mattatoio potesse esserci anche lui? E che la pioggia di proiettili possa averlo colpito assieme al padre?



La polizia tende a escluderlo. ll giovane comunque non si trova: ma sempre da fonti investigative si apprende che la sua scomparsa risalirebbe già ad alcune settimane fa. Si tratta di un semplice allontanamento o di altro? Nelle ultime 24 ore le forze dell'ordine hanno intensificato ricerche e controlli, estesi anche a tutti gli ospedali e case di cura private. Ma di Michele Di Biase non c'è traccia. In attesa delle conferme ufficiali sull'esame dei materiali organici ritrovati all'interno della Panda in via Alfonso D'Avalos - nel quartiere Arenaccia - le indagini puntano verso un possibile regolamento di conti interno ai clan che formano il cartello criminale dell'Alleanza di Secondigliano: con i Mallardo, cui era affiliato lo scomparso, ci sono i Licciardi, i Tolomelli e i Contini. E la zona in cui è stata ritrovata l'auto piena di sangue è proprio quella controllata dai Contini. Quando venerdì notte i poliziotti sono giunti sul luogo del delitto hanno trovato la macchina parcheggiata obliquamente rispetto al ciglio del marciapiedi, con le chiavi staccate dal quadro e gettate sull'asfalto.



Quante persone c'erano nella Panda? E quante all'esterno? Sicuramente più di due, ma forse anche di più: per trasportare un corpo ormai senza vita su un altro veicolo (o magari in un furgone) serve tanta forza. Un fatto è certo: il raid di via D'Avalos è stato pianificato in ogni minimo dettaglio dai killer.



giu. cri.