Napoli, in Duomo il ricordo di Alfano, l’«onorevole» che amava il patrono

Napoli, in Duomo il ricordo di Alfano, l’«onorevole» che amava il patrono
di Rosanna Borzillo
Sabato 21 Novembre 2015, 02:28 - Ultimo agg. 6 Novembre, 10:19
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Univa la passione politica al culto per san Gennaro e ad una incondizionata difesa della famiglia. Ieri pomeriggio, in duomo, larga partecipazione per i funerali di Gennaro Alfano, morto ad ottantotto anni, di cui ventidue spesi a diffondere il culto del patrono. Per molti, semplicemente il “presidente”, per la carica ricoperta dal 1993, (prima con il cardinale Michele Giordano, poi con lo stesso Crescenzio Sepe) nel Comitato diocesano San Gennaro.







Per tutti, Alfano era l’“onorevole” per la sua carriera politica: membro della Camera dei Deputati per il Movimento sociale italiano-destra nazionale per due legislature, dal 1968 al 1976. In duomo, perciò, esponenti e autorità civili, militari, politiche: al secondo banco il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, ascolta l’omelia di Sepe che delinea il profilo di un uomo che ha vissuto per la famiglia, la sua azienda, la politica, san Gennaro.



Padre di dodici figli, di cui solo Ciro ha seguito l’impegno politico militando nell’Udc, «Gennaro – spiega l’arcivescovo - ha testimoniato l’amore incondizionato per sua moglie, che ho conosciuto attraverso le sue parole, e un assoluto rispetto per la famiglia». E, nel “Premio fedeltà” da lui ideato, ormai giunto alla trentaduesima edizione, il desiderio come lui stesso spiegava di premiare le coppie «che abbiano contratto matrimonio cattolico, mai separate e che vivano quotidianamente nella pienezza dei principi di fedeltà, amore e comprensione». Altra grande intuizione, l’impresa familiare: dapprima solo lampade votive per cimiteri, poi, anche forniture di energia elettrica per parrocchie, comunità, associazioni. «Un’impresa – dice il cardinale – nel rigore morale e nella trasparenza». Con uno sguardo alle necessità degli altri. Di questi giorni la donazione di una biblioteca per ragazzi in difficoltà, di cui la diocesi dovrà definire i destinatari.



«Fu anche consigliere comunale a Napoli – aggiunge Sepe – ma si dimise perché non condivideva le politiche per la città: il colera imperversava e c’era una totale disattenzione del governo centrale». E le presenze in cattedrale sono il segno tangibile di un impegno molteplice: dal presidente della Corte d'Appello di Napoli, Antonio Buonajuto al segretario dell'Unione dei Democratici Cristiani Lorenzo Cesa, dall’assessore del comune di Napoli Caterina Pace (in rappresentanza del sindaco) all’ex presidente della provincia Luigi Cesaro, dal mondo imprenditoriale con il presidente della Banca di Credito cooperativo Amedeo Manzo al fondatore dell’azienda Kiton Ciro Paone, fino al mondo della cultura con lo scultore Lello Esposito. Molti, tra questi, premiati nel corso delle edizioni del “Premio san Gennaro”.



Un riconoscimento a chi è riuscito nel “miracolo” terreno dell’arte, dell’imprenditoria, della musica e della meridionalità. Quest’anno tra i premiati l’onorevole aveva individuato il fondatore dell'Istituto per gli studi filosofici Gerardo Marotta e per alla memoria di Umberto Bile, conservatore del complesso dei Girolamini, scomparso prematuramente due anni fa. Al termine della celebrazione il “privato”, raccontato da tre nipoti che leggono una breve testimonianza, in cui evidenziano generosità e disponibilità verso gli amici e le domeniche in cui erano “costretti” a ascoltare i lunghi discorsi del nonno che, tuttavia, li hanno preparati alla vita.