Nel nome di Dio «se per un musulmano è peccato recare violenza ad una pianta o ad un animale, figurarsi ad una persona...». Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso, «l’Islam ha già condannato ogni atto di terrorismo e lo spaventoso attentato di Parigi è da condannare senza se e senza ma». Nel nome di Dio, Allah, «ogni musulmano sia messaggero di pace e respinga sempre ogni violenza».
La sede della comunità islamica di Napoli, al corso Arnaldo Lucci, è affollata per la preghiera del venerdì.
Operai, ambulanti, camerieri, studenti. Molti di loro hanno lasciato il lavoro nell'ora di spacco, giusto il tempo necessario per inginocchiarsi e pregare in direzione della Mecca. Nelle testimonianze raccolte dopo il rito religioso, si colgono preoccupazione e rabbia.
Preoccupazione per il timore che i fatti di Parigi possano scatenare ondate di xenofobia. Rabbia per chi i sentimenti di odio li alimenta: i terroristi, in primo luogo, che «usurpano il nome di Dio», ma anche chi - certa stampa e certe dichiarazioni politiche - strumentalmente confonde terrorismo e religione.