Riciclaggio di assegni rubati tra Campania e Lazio, in manette anche dipendente Inail

Riciclaggio di assegni rubati tra Campania e Lazio, in manette anche dipendente Inail
Venerdì 13 Febbraio 2015, 08:17 - Ultimo agg. 12:46
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Avrebbero aperto, secondo le indagini, conti correnti bancari usando documenti di identità falsi e versando assegni di provenienza illecita. Una presunta banda specializzata in truffe ad istituti bancari e riciclaggio è stata scoperta dai carabinieri del comando provinciale di Roma che in queste ore stanno eseguendo un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 14 persone. In manette anche un dipendente Inail che secondo gli investigatori avrebbe fornito informazioni riservate e i documenti d'identità falsi. Sarebbero oltre 200 le vittime.



Le 14 persone sono indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio. I carabinieri hanno anche dimostrato come il presunto gruppo criminale abbia utilizzato, per falsificare carte d'identità e certificati di attribuzione del numero di codice fiscale, falsi sigilli con l'impronta del Comune di Roma e dell'Agenzia delle Entrate di Roma. L' operazione è in corso tra il Lazio e la Campania.



Hanno intascato rimborsi di ignari cittadini su incidenti stradali, infortuni sul lavoro e bollette di utenze per oltre 300 mila euro le 14 persone coinvolte in una operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Roma sul riciclaggio di assegni rubati. Le indagini della Compagnia Trastevere, guidata dal capitano Raffaele Romano e della Stazione Monteverde, guidata dal luogotenente Piero Ciardi sono iniziate nel gennaio 2013 in seguito alla denuncia di un direttore di banca e hanno portato oggi all'arresto di 12 persone e a due obblighi di firma.



Tra gli arrestati c'è anche un dipendente dell'Inail, che forniva informazioni riservate e documenti di identità falsi, e tre donne.
A quanto accertato dagli investigatori, la banda riusciva ad intercettare le generalità dei cittadini che avevano diritto ai rimborsi e, dopo aver falsificato carte di identità o codici fiscali, riuscivano a intercettare gli assegni e a versarli su conti correnti bancari che aprivano per l'occasione con i documenti falsi. In un secondo momento effettuavano i bonifici per prelevare gli importi e versarli sui conti 'regolari'. Nell'organizzazione un pregiudicato campano di 55 anni che assoldava i complici in sale giochi della provincia di Napoli approfittando delle loro difficoltà economiche. Il loro ruolo era presentarsi in banca con documenti falsi per aprire un nuovo conto, una operazione con cui guadagnavano il 20% dell'assegno rubato che veniva versato.
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