Rischio eruzioni, ecco la «zona gialla»: nel perimetro 24 quartieri di Napoli

Rischio eruzioni, ecco la «zona gialla»: nel perimetro 24 quartieri di Napoli
di Franco Mancusi
Sabato 4 Aprile 2015, 08:53 - Ultimo agg. 09:32
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Tutta Napoli entra nella mappa ufficiale del rischio vulcanico, fra Vesuvio e Campi Flegrei. Dopo l'approvazione delle due zone rosse, si completano i contorni del pericolo, con la definizione delle zone gialle nelle quali sono compresi i territori esposti ai riflessi secondari di una possibile emergenza eruzione.



Un mese fa il varo della zona gialla vesuviana, ieri sera la giunta regionale della Campania ha ratificato il piano della zona gialla dei Campi Flegrei, dopo un lungo confronto con il dipartimento nazionale della Protezione Civile. Oltre a sei Comuni dell'hinterland occidentale (Calvizzano, Casavatore, parte di Marano, Melito, Mugnano, Villaricca) nel perimetro della zona gialla saranno inseriti 24 quartieri del capoluogo, in pratica l'intera città di Napoli, tranne Ponticelli e i quartieri che fa parte della zona rossa vesuviana.



«In questo modo si completa il cerchio del piano di sicurezza che negli ultimi anni abbiamo cercato di realizzare con il contributo determinante delle amministrazioni locali», spiega l'assessore regionale alla Protezione Civile Edoardo Cosenza. «Ora non vi saranno più alibi, tantomeno equivoci e motivi di confusione per lavorare, tutti insieme, all'impegnativo programma di prevenzione del rischio vulcanico». Nella zona rossa dei Campi Flegrei, vale la pena di ricordare, oltre ai Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, in parte Giugliano e Marano, risultano già inseriti i quartieri occidentali del capoluogo, da Bagnoli e Agnano a Soccavo e Pianura, a Fuorigrotta, Posillipo, Vomero, Arenella, in parte Chiaia e San Ferdinando.



Ma veniamo alla definizione delle diverse zone che segnano la mappa del rischio vulcanico nell'area napoletana. Mentre per i Comuni inclusi nella zona rossa le conseguenze, in caso di eruzione, sarebbero disastrose (colate laviche, forti terremoti, deformazioni del suolo, flussi piroclastici, nubi ardenti), per i comprensori circostanti, che comprendono oltre un milione di persone, i riflessi di una possibile emergenza sarebbero secondari (ricaduta di cenere «asciutta», terremoti meno violenti, piogge acide, caos stradale, blocchi fognari, black-out elettrici). Lo studio della Protezione Civile si basa su rilievi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche prodotte da un'eruzione di taglia media da una bocca eruttiva in qualunque posizione all'interno della caldera flegrea, con altezza della colonna eruttiva pari a 12 chilometri.



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