Schiavitù, papa Francesco riceve in Vaticano i bengalesi di Sant'Antimo

Roton consegna lettera al Papa
Roton consegna lettera al Papa
di Nella Capasso
Martedì 26 Maggio 2015, 13:17 - Ultimo agg. 13:29
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Sant'Antimo. Ha tenuto fede alla promessa fatta nel corso della sua visita a Napoli. E sabato scorso, Papa Francesco ha accolto in Vaticano i bengalesi Roton e Soel. I due giovani, assieme a Maurizio D'Ago, avvocato dell’associazione Antirazzista ed Interetnica «3 Febbraio», che segue la lotta dei bengalesi di Sant'Antimo contro la schiavitù nelle fabbriche tessili dell’hinterland a Nord di Napoli, sono saliti sul palco, davanti a settemila delegati delle Acli.



Determinante l'intercessione di queste ultime per l’organizzazione dell’incontro. A Napoli un gruppo di bengalesi aveva consegnato al Papa in visita ai malati nella chiesa del Gesù Nuovo una lettera-appello, nella quale si descriveva la loro condizione di lavoratori sfruttati, soggiogati a connazionali criminali, che li sottomettono con violenze fisiche ed il ricatto del rimpatrio.



Con il sostegno di A3F alcuni sono riusciti a denunciare i loro datori di lavoro ed ottenere, cosa rara, il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Roton, che è tra i leader della lotta, ha consegnato, sabato, una nuova lettera nelle mani del Pontefice. Ripercorre quei momenti con grande entusiasmo, sottolineando che «la vicinanza di Papa Bergoglio non è circoscritta all’accoglienza in Vaticano, ma è stata ribadita da lui più volte: in occasione del crollo della fabbrica tessile che uccise numerosi lavoratori in Bangladesh ed a Napoli. Sabato, ha sottolineato con forza che bisogna combattere la schiavitù e non chiudere le porte agli immigrati».



Sul palco, Maurizio D'Ago ha portato la testimonianza dei bengalesi, raccontando le loro vicende ed i passi fatti in questi ultimi due anni. Nella lettera, oltre a ribadire la propria condizione, la richiesta dei bengalesi al Pontefice «a nome nostro e di tanti fratelli e sorelle immigrati che vivono ancora in queste condizioni, di intercedere presso i numerosi cristiani che vedono in te una guida e che talvolta girano la faccia dall’altro lato di fronte ai dolori del mondo. E’ così a S.Antimo, ma non solo. La nostra speranza è che l’incontro con te possa suscitare ancora più coraggio in quelli che ci sostengono e possa suscitare nei tanti che ancora ci tengono lontani motivi di vicinanza e di fratellanza. Donovad è la più bella parola della nostra lingua per ringraziarti di cuore».