Libri. Com'è esoterica la Napoli dei romanzi di Martin Rua

Libri. Com'è esoterica la Napoli dei romanzi di Martin Rua
di Santa Di Salvo
Mercoledì 15 Aprile 2015, 20:39
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Chiamatelo serial, chiamatelo saga, chiamatelo romanzo a puntate come si diceva una volta. Resta il fatto che la narrazione contemporanea si fa sempre più replicante, gira in tondo, si riavvolge su se stessa in sequel e prequel, è sempre pronta a riprodursi per gemmazione. La formula più utilizzata è quella della trilogia. E infatti del terzo romanzo di una serie vogliamo parlarvi, la terza puntata della Parthenope Trilogy scritta da un autore napoletano, anomalo quanto basta a stimolare la nostra curiosità. Il suo nome è Martin Rua, pseudonimo di un quarantenne laureato in Scienze Politiche, studioso di Storia delle Religioni, esoterista appassionato di massoneria e alchimia. La tipologia è rispettata, gli interessi pure: viaggi a Praga e Chartres, gli immancabili Templari, accompagnati dal leggendario Baphomet, il principe di Sansevero neanche a dirlo, infine la dichiarazione esplicita della sua appartenenza alla Gran Loggia d'Italia. Con un tale retroterra, Martin Rua ha preparato il campo ai suoi libri. Che sono usciti ordinatamente per la Newton Compton, dopo alcuni riusciti tentativi di self-publishing su Amazon in edizione digitale. Così, all'insegna del magico numero nove, arriva oggi in libreria I nove custodi del Sepolcro (pagg.288, euro 9,90), parte finale della trilogia che comprende Le nove chiavi dell'antiquario e La cattedrale dei nove specchi. Il nove è il numero della reincarnazione, il simbolo della nostra realizzazione nel cammino evolutivo. Più di questo non saprei dire, affidandomi per gli altri significati occulti alla trama di questo thriller, che ha imparato molto dalla lezione dei bravi bestselleristi americani che mescolano mistero e avventura, penso soprattutto a James Rollins, a Steve Berry, alla coppia Preston & Child.



Come loro, anche Martin Rua ha creato un personaggio chiave, l'antiquario Lorenzo Aragona, e lo ha scaraventato al centro dell'azione. Solo che al posto dei templi Maya ci sono i sotterranei della Napoli esoterica, e che la ingarbugliata vicenda, al centro della quale c'è, come sempre, una sorta di caccia al tesoro, viene costruita tutta attorno al prestigio esoterico di cui gode l'antica Partenope. La scoperta stupefacente fatta da un archeologo avviene infatti in una caverna di tufo ai piedi del monte Echia, oggi trasformata in un garage, in via Chiatamone. Un pavimento a mosaico, un scala, una porta di bronzo al centro della quale c'è una sirena bicaudata con una antica iscrizione. Intanto, nell'isola di Malta, un uomo fugge nelle stradine della Valletta, impaurito per il grave errore commesso: ha raccontato alla persona sbagliata di essere in possesso di un prezioso reperto. Lorenzo Aragona, l'Indiana Jones partenopeo, compare a questo punto su uno yacht a Santorini, ospite di un miliardario russo, noto collezionista d'arte, che chiede la sua consulenza su un manufatto antico di forma singolare, recante una misteriosa iscrizione in greco. Da qui si sviluppa un racconto d'azione già ben confezionato per una eventuale trasposizione cinematografica.



La conoscenza di Martin Rua di questi temi s'intreccia alla passione per una città millenaria che coltiva ancora riti e culti precristiani, pratiche e credenze magiche che nessuno è mai riuscito a scardinare. La Napoli esoterica popolata da sirene e sibille, da maghi e alchimisti, densa di luoghi segreti e oscurità cariche di premonizioni. E poiché tutto ebbe inizio dall'acqua, sarà proprio negli abissi che il nostro Lorenzo risolverà l'enigma. Pronto subito dopo, ne siamo certi, ad affrontare una nuova avventura.

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