Putin e Berlusconi, rimpatriata a Milano: insieme fino alle tre

Putin e Berlusconi, rimpatriata a Milano: insieme fino alle tre
di Renato Pezzini
Venerdì 17 Ottobre 2014, 06:04 - Ultimo agg. 09:33
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Per l'amico Vladimir si fa di tutto, anche tornare al Tribunale di Sorveglianza chiedendo di poter passare una notte lontano da Arcore, dimora obbligata (dal giovedì al lunedì) del condannato Berlusconi fino a estinzione della pena. Permesso accordato, fanno sapere i giudici. E dunque eccoli, l'amico Silvio e l'amico Vladimir, pronti per una nuova nottata di ricordi e di festeggiamenti nella palazzina di via Rovani, che fu la prima roccaforte del Cav ai tempi in cui Putin era soltanto un colonnello del Kgb e Forza Italia un sogno nel cassetto.



L'APPARATO DI SICUREZZA

Per tutto il giorno Milano è paralizzata da cortei di auto blu che scarrozzano a destra e a manca cinquantadue capi di governo. Il cinquantatreesimo è Putin che si appalesa solo a sera giungendo (in ritardo) al Palazzo Reale per la cena di gala offerta da Napolitano. Un saluto all'infuriata Merkel, già costretta ad annullare un vis à vis pomeridiano col leader russo causa assenza dell'interlocutore; una fugace stretta di mano a Renzi; un ciao ciao con la manina agli altri convenuti; un boccone trangugiato al volo. Si vede che ha fretta di andare in via Rovani col suo mostruoso apparato di sicurezza.



Quanta nostalgia negli occhi dei due amiconi. E quanta amarezza per le sorti di Silvio, costretto a pietire una deroga alle imposizioni giudiziarie pur di passare un po' di tempo con Vladimir. Dicono che nella palazzina la rimpatriata sia stata preceduta dall'arrivo di furgoncini che portavano fiori e voluminosi sacchi di prelibatezze gastronomiche. Il giusto omaggio all'ospite, costretto probabilmente a cenare due volte nell'arco di poche ore per non essere sgarbato né con il nostro Capo della Stato né con l'amico di una vita.



Raccontò, il Cavaliere, che il loro legame nacque durante il funesto G8 di Genova del 2001. Berlusconi era il gran cerimoniere di quell'evento e a sentir lui si adoperò fino allo sfinimento per far sì che i leader del mondo (l'americano Bush, il francese Chirac, il britannico Blair) accantonassero sospetti e diffidenze nei confronti di quel misterioso presidente russo con un inquietante passato da agente segreto. Il quale, negli anni, ha ricambiato il favore al nostro ex premier in mille modi, perfino donandogli il famoso lettone.



VILLA CERTOSA E LA DACIA

Ci sono mille fotografie che parlano dello strano rapporto della strana coppia. Il vate dell'anticomunismo e l'ex comunista col colbacco nelle gelide steppe russe, in braghette fra i vialetti di Villa Certosa, beatamente rilassati nella dacia del presidente russo sul lago Komsomolskoije. Intenti a parlare di belle donne e di affari, di politica e di compravendita di gas. Al punto da mettere in allarme le diplomazie straniere, specie l'ambasciata americana a Roma che sul tema inviò a Washington parecchi cablogrammi dai toni preoccupati.



Come due innamorati, Vladimir e Silvio se non sono sempre infischiati di quel che il mondo diceva di loro. Disposti a prendere l'uno le parti dell'altro anche in circostanze difficili. Come quando, durante una conferenza stampa congiunta, qualcuno chiese a Putin notizie sulla sua vita privata e Berlusconi mimò una sventagliata di mitra contro la cronista che aveva osato tanto. O come quando Vladimir fu tra i pochi a portare solidarietà a Silvio dopo la condanna definitiva dell'ex Cavaliere a conclusione del processo Mediaset.



Lo scorso anno il presidente russo festeggiò i 61 anni con pochi amici, e Berlusconi c'era. Due anni fa Putin era a Trieste per un incontro ufficiale, ma prima di tornare a Mosca si fece portare con l'aereo di Stato a Roma per una «cena informale» a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere. E poi telefonate, messaggi, regali, pubblici attestati di stima reciproca. E neanche la crisi fra Kiev e Mosca è riuscita a cambiare le carte in tavola. Anzi. Silvio è stato fra i pochi, al mondo, a dire che le sanzioni contro la Russia erano inique e sbagliate. Deve averglielo ripetuto anche questa notte, in via Rovani, davanti a un bicchiere di vodka.