Il ministro Boschi: «Legge elettorale Italicum entro luglio»

Il ministro Maria Elena Boschi
Il ministro Maria Elena Boschi
di Mario Ajello
Domenica 4 Maggio 2014, 12:25
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Ministro Boschi, sembra che si siano perse un po’ le tracce della legge elettorale che era il punto cruciale di tutto. Ormai la farete a settembre, se va bene?

«Ma perché, scusi, a settembre?», risponde il ministro per le Riforme. «Abbiamo già approvato la legge in prima lettura alla Camera, e già questo è un fatto straordinario. Poi abbiamo dato la precedenza alla riforma costituzionale. Stiamo cambiando il Paese con grinta e determinazione. Abbiamo accelerato i tempi, ma almeno ci consentirete di rispettare per la riforma costituzionale l’iter parlamentare. Poi torneremo all’Italicum, e possiamo approvarlo al Senato prima dell’estate».





Ma se Berlusconi arriva terzo alle elezioni europee, non lo smonta l’Italicum?

«Aspettiamo di vedere ciò che accadrà il 25 maggio. Sono convinta che Forza Italia manterrà l’impegno sulla legge elettorale che ha preso, prima ancora che con il Pd, con i cittadini italiani. Quanto alla riforma costituzionale, tutti abbiamo preso un impegno. Che è quello di voler semplificare le istituzioni e di accelerare i processi decisionali. Sono molto ottimista sul percorso di queste riforme e sul risultato finale».





Se molti, o anche pochi, senatori del Pd non votano la riforma del Senato che cosa succede?

«Più che del testo base in commissione Affari costituzionali, sono interessata al testo finale della riforma che approveremo. Cioè quello che uscirà dall’aula. In commissione, credo ci siano le condizioni per votare il testo base del governo. Che, poi, sappiamo che verrà modificato lungo l’iter parlamentare».





Verrà lasciata libertà di coscienza a chi di voi, alla fine, non vorrà votarlo?

«Ci sarà, com’è giusto, una discussione e, poi, sono convinta che ci sarà unità. Abbiamo dato ampio margine al confronto, abbiamo detto che non c’è un problema se si vuole approfondire il dibattito e, soprattutto, abbiamo creato un’ulteriore occasione di confronto all’interno del Pd con il seminario del prossimo 5 maggio. Sarà aperto a tutto il nostro mondo e abbiamo invitato alcuni tra i principali costituzionalisti italiani, perchè contribuiscano al dibattito e ci aiutino a risolvere i vari dubbi che possono avere i nostri parlamentari».





Il grave problema politico è quello dell’eleggibilità o meno dei senatori?

«Il punto vero è la differenziazione del lavoro tra le due Camere. Il Senato va a fare cose diverse e su questo siamo tutti d’accordo. E anche sul fatto che i nuovi senatori saranno sindaci e consiglieri regionali, che di fatto vengono eletti dai cittadini e sono molto vicini ai problemi quotidiani. Passeranno gran parte del loro tempo nei territori e alcuni giorni a Palazzo Madama. In Germania, per esempio, la Camera Alta si riunisce formalmente una sola volta al mese».





Ma il varo della riforma della pubblica amministrazione non arriva.

«I tempi che ci eravamo dati li stiamo rispettando su tutto. Quanto alla pubblica amministrazione, abbiamo deciso di intraprendere un confronto serio e trasparente. Presentando una serie di proposte che per un mese saranno sottoposte al dibattito pubblico e aperte ai suggerimenti dei cittadini, dei dipendenti pubblici, dei sindacati. Poi, tra un mese, il governo presenterà i propri provvedimenti. Intanto, abbiamo messo il tetto agli stipendi dei manager pubblici, per non dire della vendita delle autoblù e della regola che nessun ministero ne può avere più di cinque».





La palude romana l’ha trovata più o meno paludosa del previsto?

«La sorpresa l’abbiamo fatta noi a loro, e non viceversa. La burocrazia romana non si aspettava che saremmo stati così coraggiosi, determinati e rapidi. Noi siamo rimasti noi stessi e stiamo mantenendo gli impegni e i tempi della loro realizzazione. Forse, l’alta burocrazia immaginava di cambiarci e invece ciò non sta accadendo. E speriamo che, anche con l’aiuto dei funzionari pubblici, riusciremo a semplificare e a sbloccare l’apparato statale».





Il Pd divora sempre i suoi leader. O Renzi stravince alle europee o comincia l’assalto ai suoi danni?

«Non bisogna dare nulla per scontato, e impegnarci fino all’ultimo istante. Ma sicuramente il Pd farà un buon risultato, anche nelle elezioni amministrative. Le europee non sono, in ogni caso, un sondaggio su Renzi. Sto andando in giro lungo l’Italia per la campagna elettorale, e le assicuro che tra i nostri elettori e nel nostro partito non vedo alcuna voglia di riaprire la battaglia congressuale. Tutt’altro. C’è molta fiducia nei confronti di questo governo e molta unità nel Pd».





Se il vostro partito fa il botto il 25 maggio, si andrà alle elezioni anticipate?

«Guardando ai sondaggi, potremmo avere questa tentazione. Ma noi pensiamo all’interesse generale, e a mantenere gli impegni che abbiamo preso, e non ai sondaggi».





Dica la verità: quanto sta soffrendo per il caso Pelù?

«Piero Pelù è libero di dire ciò che vuole e i sindacati sono liberi di usare il palco del primo maggio per attaccare il governo. Renzi, se vorrà, si difenderà da solo. Credo però che la misura degli 80 euro sia una misura giusta e di equità sociale. La può criticare uno come Pelù che guadagna centinaia di migliaia di euro ma che - mi creda - è ben vista da chi guadagna meno di 1500 euro al mese».

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