Napoli, fondi del Governo: è scontro tra De Luca e Piantedosi

Botta e risposta anche sul sit-in organizzato nella capitale dal numero uno della regione

Il governatore De Luca e il ministro dell'interno Piantedosi in prefettura
Il governatore De Luca e il ministro dell'interno Piantedosi in prefettura
di Dario De Martino
Venerdì 26 Aprile 2024, 23:35 - Ultimo agg. 27 Aprile, 17:47
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Non se le sono mandati a dire. Senza trascendere, ma con franchezza. Protagonisti Matteo Piantedosi e Vincenzo De Luca. Dalla guerra in Medio Oriente al 25 aprile fino alle questioni più vicine ai campani: fondi sviluppo e coesione e autonomia differenziata. Il governatore attacca il Governo, chiede lo «sblocco» dei 6 miliardi destinati alla Campania. Il ministro attende il suo turno e poi risponde colpo su colpo. Il match tra presidente della Regione il ministro dell’Interno si svolge in Prefettura, davanti agli occhi del sindaco Gaetano Manfredi e del padrone di casa Michele Di Bari.

L’appuntamento sembrava procedere in maniera lineare, con gli interventi del sindaco e del rettore della Federico II al convegno dal titolo “Napoli risponde al disagio sociale con la cultura, la formazione e la legalità”. Quando la parola va a De Luca, però, il governatore dirotta il tema della giornata, partendo dalla battaglia per l’accordo sui Fondi Fsc. «È arrivato il tempo per decidere. Un anno di approfondimenti è più che sufficiente», dice il governatore.

Il ministro dell’Interno non si tira indietro: «So che il governatore non ama il contraddittorio e non voglio farmi calare in discorso da campagna elettorale, ma su alcune cose devo replicare», la premessa.

Poi va nel merito: «La Campania è l’unica regione che non riesce a concludere l’accordo. Le altre stanno negoziando». De Luca non ci sta e urla: «Mi dica quali sono i problemi». Piantedosi: «Mi propongo, se lei lo ritiene, di rendermi interprete di qualsiasi possibilità di mediazione con il governo centrale». Il governatore replica così: «Sui diritti non ci sono mediatori, mica siamo al mercato. I diritti si rispettano». E ancora: «Finiamola con le chiacchiere, diteci cosa volete». Anche il ministro rivede parzialmente la sua affermazione: «L’ho detto come provocazione. Proporsi come mediatore significherebbe avallare che il collega Raffaele Fitto abbia bisogno di una mediazione e così non è. Il problema è che per fare un accordo bisogna essere in due». Poi l’appello di De Luca al governo: «Passata la campagna elettorale, si trovi senso comune e un accordo di Coesione. Si firmi prima del giorno 9 maggio».

I due si sono scontrati anche sulla manifestazione romana dello scorso febbraio, quando De Luca andrò a protestare nei palazzi istituzionali per lo sblocco dei fondi. «Mi auguro che la prossima volta non ci siano controlli di polizia sui pullman dove ci sono i sindaci, che non sono terroristi dell’Isis», la provocazione di De Luca. «Magari il prossimo appuntamento lo concordiamo. Non è che viene al Viminale quando sa che io sono a Palermo e dice che mi sono disinteressato», replica Piantedosi.

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Che aggiunge: «La gestione dell'ordine pubblico davanti ai palazzi di governo si fa con gli stessi criteri che lei invoca quando ci sono le manifestazioni a Palazzo Santa Lucia». De Luca non ci sta: «Il presidente del Consiglio era informato della manifestazione, e quando arrivano 500 sindaci hanno il diritto di camminare in un paese democratico». Piantedosi tiene il dibattito: «Presidente, conoscendola per la sua considerazione di accesso ai palazzi pubblici, le consiglio di evitare di affermarlo, perché poi qualche sindaco in campagna elettorale si presenta sotto la Regione».

Ma non solo. Il dibattito si è portato anche su tematiche nazionali. De Luca commenta l’intervento di Giorgia Meloni sul 25 aprile: «Ha detto che la fine del fascismo ha posto le basi della democrazia. Espressione un po’ flebile, come dire che la fine della pioggia ha posto le basi per la chiusura degli ombrelli». La replica: «No a lezioni di democrazia». Poi la guerra in medioriente. «Israele di fronte alla risoluzione che impone il cessate il fuoco a Gaza dimostra di essere del tutto indifferente». E Piantedosi: «È una battaglia tra uno Stato e i terroristi».

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