Avellino, sciopero Asidep, torna il pericolo di sversamenti

Avellino, sciopero Asidep, torna il pericolo di sversamenti
Avellino, sciopero Asidep, torna il pericolo di sversamenti
di Alessandro Calabrese
Sabato 11 Maggio 2024, 09:21
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Decimo giorno di sciopero e terzo di occupazione della sede Asi da parte dei lavoratori dell'Asidep di Pianodardine che chiedono il pagamento degli stipendi arretrati: 5 già maturati e uno in corso. Depurazione ferma, dunque, su tutte le aree industriali irpine con tutte le eventuali conseguenze del caso. Soprattutto a livello ambientale, con il rischio di uno sversamento di reflui non filtrati derivanti da lavorazioni che si fa sempre più concreto. Ieri mattina, in particolare, i controlli degli addetti dell'Arpac e dei carabinieri del Noe che stanno monitorando le 13 aree industriali della provincia di Avellino, si sono concentrati principalmente negli impianti di Calaggio-Lacedonia. Le verifiche, come sempre approfondite e accurate, hanno riguardato l'intera struttura, l'apparato di depurazione e le vasche di accumulo, i cui livelli sono saliti in maniera preoccupante. Effettuati, quindi, tutti i controlli necessari per valutare rischi imminenti e la qualità dei reflui, le operazioni e il loro esito sono stati verbalizzati.

Il pericolo di un consistente inquinamento dei corsi d'acqua in Alta Irpinia, derivante dall'assenza della normale attività delle maestranze della partecipata del Consorzio e dalla mancanza di fornitura dei reagenti chimici denunciato dagli stessi addetti, è reale.

Difficile prevedere per quanto ancora le vasche di accumulo potranno tenere senza tracimare, sversando acque reflue non depurate nei terreni circostanti. La situazione potrebbe precipitare da un giorno all'altro.

Del resto, lo scorso gennaio, quando un'altra astensione dal lavoro da parte dei 53 dipendenti Asidep si è protratta per due settimane, si erano registrati un paio di casi di trabocco dei reflui dalle vasche dei rispettivi impianti.

Nulla di irreparabile, visto il rientro dello sciopero e la ripresa delle attività da parte degli operatori, anche in conseguenza del fatto che la protesta era stata resa vana dall'invio di alcuni addetti dell'altra partecipata Asi. Ma è pur vero che nella prima parte del mese di gennaio, con il protrarsi delle festività natalizie, le produzioni non sono a regime. Adesso la situazione appare diversa. E dopo la precedente denuncia per comportamento antisindacale, difficilmente i vertici dell'Area di Sviluppo Industriale manderanno altri operai a sbloccare gli impianti. Anche perché senza i reagenti chimici qualunque azione presuppone anche la presa in carico di una responsabilità ben precisa.

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Intanto, dal presidio i lavoratori Asidep lanciano l'ennesimo appello ai loro dirigenti. In particolare al liquidatore unico, Giuseppe Dino Covino che in questi giorni, seppur contattato, non ha incontrato il personale che ormai è disperato. Cinque mesi senza stipendio, con il sesto che sta maturando, non sono gestibili, specie da chi è monoreddito e, magari, ha i figli all'Università. La vertenza sulla depurazione industriale, infatti, ha di sicuro minato ogni certezza sia per il presente che per i futuro di 53 famiglie in gravi difficoltà economiche.

«Non si può immaginare di lasciare andare avanti così una situazione del genere attacca il segretario della Fismic, Giuseppe Zaolino specie per chi occupa ruoli istituzionali e politici. A Pianodardine si sta consumando un dramma sociale che ha già superato la mera vertenza sindacale. Il tutto è frutto di una scellerata gestione di un asset che, se condotto in maniera oculata, avrebbe potuto portare sviluppo e occupazione».

Quindi l'attacco: «Pisano, voglio sottolinearlo, è parte del problema: si è intestato il fallimento per 24 milioni di euro del Cgs e sta per liquidare anche l'Asidep, che ha già raggiunto i 9 milioni di debiti". Da qui il rilancio della necessità di un tavolo istituzionale. «Bisogna trovare una soluzione concreta continua Zaolino - il nuovo prefetto di Avellino sarà investito della vertenza appena s'insedierà. Nel frattempo, non riesco a comprendere come i sindaci irpini, soprattutto quelli sui cui territori ci sono impianti di depurazioni fermi, non facciano nulla. Neanche queste denunce e la ripresa della lotta ha smosso il Consiglio generale dell'ente. Ma l'organismo e i primi cittadini che lo compongono non possono nascondersi. Sono tutti investiti dalla problematica: da Nusco a Santangelo dei Lombardi, da Lioni a Morra De Sanctis, da Lacedonia a San Mango sul Calore. Ora, finalmente, capiremo chi si schiererà per difendere il futuro dei lavoratori e per salvaguardare l'ambiente in questa provincia».
 

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