Volevano cinghiali, «intrappolano» il micio

Volevano cinghiali, «intrappolano» il micio
di Maria Sara Pedicini
Lunedì 4 Aprile 2016, 19:13 - Ultimo agg. 5 Aprile, 08:57
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Benevento - Bracconieri in azione sulle colline di Monterocchetta. Molto dopo la chiusura della stagione della caccia al cinghiale, qualcuno ha pensato bene di procurarsi altri spezzatini piazzando trappole in filo d’acciaio. In una di queste è finito il micio Romeo, ed è grazie alla resilienza tipica dei felini nonché alla buona qualità della sua dentatura che è riuscito a liberarsi e a tornare a casa: intorno all’addome ancora il laccio che lo ha stretto per settimane. Volevano verosimilmente catturare un cinghiale, pregustando brasati e spezzatini; hanno finito, invece, per imprigionare un micio vagabondo che si è salvato per miracolo. Protagonisti della vicenda che ha avuto come teatro le colline di Monterocchetta, frazione di San Nicola Manfredi, sono il felino Romeo e i bracconieri che, in barba alle disposizioni della Provincia, hanno deciso di allungare la stagione della caccia e di praticarla in modo decisamente poco sportivo. «La caccia - puntualizza Giuseppe Porcaro, responsabile del settore per la Rocca dei Rettori - nel caso del cinghiale è consentita da ottobre a dicembre in 21 zone, a squadre autorizzate e formate da 15 persone con un caposquadra, e dotate di cani e carabine. Tutto il resto è bracconaggio».
Ma torniamo alla storia di Romeo. La sua «umana», la signora Enza, non si è mai troppo preoccupata quando il micio, un arruffato rubacuori, scompariva per qualche giorno. Affezionato alle poltrone e al camino di casa ma anche amante della libertà, Romeo ha sempre vagato senza problemi nelle campagne e nei boschi di Monterocchetta. Poi è scomparso per settimane, con grande costernazione di Enza e dei suoi familiari. Ma quando era ormai subentrata la rassegnazione, rieccolo. Smagrito e con profonde ferite causate dal cappio che per settimane gli ha stretto l’addome, e che ancora lo stringeva quando il micio è tornato a casa. «Non sappiamo come abbia fatto a spezzare il laccio che bloccava il cappio, possiamo solo ipotizzare - spiega Enza – che lo abbia rosicchiato per settimane, anche perché aveva ferite alla bocca e un dente spezzato. Il veterinario che lo ha operato ci ha detto che è stato fortunatissimo a salvarsi: con il cappio che lo stringeva i suoi organi interni potevano andare in necrosi, e invece non è successo, anche se le ferite erano brutte e profonde». Per lei il sollievo di riavere Romeo ma anche rabbia e indignazione. «Se nel cappio fosse finito per sbaglio il piede di un anziano, non oso pensare a cosa poteva accadere. Mi auguro che le autorità competenti intervengano per mettere fine a questa barbara pratica».
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