Strage in tribunale, il nipote di Giardiello: «Per noi era come Babbo Natale»

Strage in tribunale, il nipote di Giardiello: «Per noi era come Babbo Natale»
Mercoledì 15 Aprile 2015, 21:37 - Ultimo agg. 5 Aprile, 10:20
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Era un po' come «Babbo Natale», non badava a spese, e «in famiglia era considerato un ricco e onesto imprenditore». È il ritratto di Claudio Giardiello, l'autore della strage al palazzo di Giustizia di Milano, fatto dal nipote Luca, sentito come testimone in aula, in uno dei capitoli giudiziari con al centro l'Immobiliare Magenta. Immobiliare che il pluriomicida aveva fondato nei primi anni '90 e che è fallita nel 2008 in seguito all'istanza di Lorenzo Claris Appiani, il suo ex avvocato che giovedì scorso ha ucciso in aula.



Quel ritratto di «self made man» benestante che, pur non essendo abilitato, gestiva la sua società fino portarla, a partire dalla metà del 2005, al declino dovuto anche a un «aspro conflitto con i soci, sfociato in un costoso contenzioso civile», viene a galla dalle motivazioni della sentenza con cui in primo grado la cognata Anna Di Nunno, nominata per un certo periodo presidente dell'immobiliare è stata assolta dall' accusa di omesso versamento dell'Iva per l'annualità del 2007. Motivazioni nelle quali, per altro, si sottolinea che «la maggior parte del passivo fallimentare» della Immobilare Magenta «è rappresentato da debiti verso avvocati».



Il Tribunale, nella sua ricostruzione, riassume a grandi linee la storia imprenditoriale di Giardiello, originario di Benevento, con diploma di terza media, che «privo del patentino di agente immobiliare, si rivolse» prima a un nipote con cui poi cominciarono «i dissapori» poi alla cognata, che «aveva conseguito anni addietro» l'abilitazione, per mandare avanti la società. La donna «accetto' di svolgere l'incarico, ma temporaneamente e al solo fine di aiutare il cognato - scrive il giudice monocratico Cristina Dani - nel superamento di quel momento di conflittualita'» anche se di fatto «non assunse mai un ruolo operativo». Ruolo che continuò ad esercitare il cognato.



Nelle pieghe del provvedimento, depositato lo scorso novembre, spunta anche la testimonianza del nipote Luca Giardiello il quale, in aula, aveva raccontato che «la madre si fidava ciecamente di suo zio, anche perche' non vi erano state avvisaglie che consentissero di dubitare del suo stato di benessere economico, 'perché lui era il nostro Babbo Natale'» E ancora che in famiglia era «stimato (...) sicché nessuno dubitava delle sue capacità imprenditoriali e della sua onestà».
Ora Giardiello è in carcere con le accuse di omicidio premeditato plurimo, tentato omicidio e porto abusivo d'arma da fuoco.
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