Appalti Anas in Toscana, arresti domiciliari
per l'imprenditore Peluso

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di Biagio Salvati
Giovedì 20 Aprile 2017, 12:17 - Ultimo agg. 21:21
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CASERTA - Tocca anche la provincia di Caserta l’inchiesta della Procura della Repubblica di Firenze che nel settembre 2015 azzerò i vertici dell’epoca dell’Anas Toscana. Da ieri, infatti, è agli arresti domiciliari nella sua residenza della Capitale, l’imprenditore edile Gaetano Peluso, 55 anni, originario di Cancello ed Arnone ma da tempo residente nel capoluogo casertano dove ha coltivato interessi anche in altri campi. Quello dell’editoria, per esempio: in passato è stato infatti finanziatore ed editore del quotidiano locale Nuova Gazzetta di Caserta – giornale che ha fermato le pubblicazioni dall’ottobre dello scorso anno per diversi problemi – poi passata a un altro gruppo con una quota del figlio dello stesso Peluso operante per conto della Egq. 

L’arresto dell’imprenditore impegnato nei grandi lavori stradali e soprattutto per conto dell’Anas riguarda un capitolo giudiziario aperto due anni fa dalla Procura fiorentina. Ai domiciliari erano finiti il capo di compartimento Antonio Mazzeo, il capo servizio amministrativo Roberto Troccoli e un funzionario, Nicola Cenci, oltre all’imprenditore Francesco Mele.
Ieri, sono state eseguite altre otto misure cautelari, ai domiciliari, nei confronti di altrettanti imprenditori tra cui Peluso. Numerose le perquisizioni eseguite nelle abitazioni e negli uffici di pertinenza degli indagati mentre altre persone sono state iscritte nel registro degli indagati. 
Tra queste, c’è anche Ester Bonafede, ex assessore regionale della Sicilia. L’indagine vedrebbe coinvolto anche suo marito, l‘ex magistrato Carmelo Carrara, per anni in procura a Palermo, poi sindaco di Terrasini con l’Udc, ora avvocato e la funzionaria regionale dell’assessorato al turismo Anna Maria Spanò. Per loro l’accusa sarebbe di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e alla corruzione. Bonafede e Carrara, con Marcantonio Pinto Vraca, 47 anni di Castell’Umberto (Messina) e Gianfranco Recupero, 49 anni, residente a Milazzo (Messina), due degli imprenditori da oggi ai domiciliari, secondo i magistrati, avrebbero costituito «un unitario centro di interessi imprenditoriali» che avrebbe, dopo il 2015, proseguito la propria attività anche in Sicilia, affidando all’ex assessore e al marito «lavori di ristrutturazione di immobili riconducibili a loro società» beneficiarie di erogazioni pubbliche a fondo perduto dalla Regione Siciliana.
Per l’accusa Mazzeo e Troccoli avrebbero predisposto un sistema che prendeva una percentuale del 3 per cento sui lavori assegnati, percentuale che poteva salire, come pure cene nei migliori ristoranti di Firenze e non solo, vacanze pagate in hotel di lusso e promesse di avanzamenti di carriera grazie anche a presunte entrature nel mondo della politica e dei vertici di Anas.
Gaetano Peluso è accusato di corruzione. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per lui e per altri imprenditori di varie zone d’Italia: Antonio Bitetto, 63 anni, di Bari; Domenico Guigli, 68 anni, di Montefiorino (centro della provincia di Modena); Alessandro Pini, 55 anni di Firenze; Moreno Farsi, 62 anni, fiorentino e Paolo Bertini, 53 anni, del Modenese. 
Nel corso degli interrogatori davanti al pm Giuseppina Mione, Troccoli avrebbe riferito che Mazzeo venne nominato nel 2015 collaudatore per il viadotto Scorciavacche (crollato sull‘Agrigento-Palermo l’anno precedente) grazie ai suoi buoni uffici con il mondo della politica e con i vertici Anas. 
E sempre Troccoli avrebbe parlato al magistrato del fatto che Pinto Vraca vantava, «forse millantava», amicizie con politici («Nencini e di area renziana», ma anche con «Alberto Brandani, prima della Dc poi dell‘Udc») e con i vertici di Anas spiegando di poterli utilizzare per far fare carriera a Mazzeo e a lui.
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