Il ministro Franceschini: «Da Carditello parte il rilancio del Sud»

la reggia di carditello
la reggia di carditello
di Lorenzo Iuliano
Giovedì 11 Febbraio 2016, 13:18
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CASERTA - Dal buco nero dell’oblio a simbolo di riscatto del Sud. La reggia di Carditello è «la prima sfida» nel percorso di rilancio del Mezzogiorno, ha assicurato ieri il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. E proprio ieri il sito è finito al centro di un «incidente mediatico» con protagonista il sottosegretario Antimo Cesaro, che prima in mattinata, al convegno di Palazzo Reale, aveva espresso dubbi sulla validità della Fondazione come strumento di gestione del sito, salvo poi ribadirne l’importanza in serata, dopo il «richiamo» da parte del ministro, convinto promotore del percorso giuridico della Fondazione.

«Carditello non è soltanto il simbolo di una bellissima storia di riscatto e di riappropriazione di un bene comune, ma è una grandissima opportunità per quel territorio, che può unire una vocazione storica importantissima a un progetto di rilancio internazionale» ha sottolineato Franceschini durante la presentazione a Roma del progetto «La Res», la rete di economia sociale ideata per rendere produttivi i beni confiscati alla camorra nella provincia di Caserta, sostenuta dalla «Fondazione con il Sud» di Carlo Borgomeo con 890 mila euro e realizzata attraverso un contratto di rete tra cooperative sociali e imprese no profit.
Cosa c’entra il sito borbonico con i tesori sottratti ai clan? Una delle 14 attività del progetto è stata portata avanti dal gruppo di «Agenda 21 per Carditello», attivo sul territorio nella tutela della piccola reggia. Borgomeo, che sta lavorando anche a un piano di valorizzazione per il gioiello di San Tammaro successivo alla nascita della Fondazione, ha citato il loro esempio e il ministro ha rilanciato. «Il Sud deve puntare su questo: mettere insieme l’enorme potenza della filiera agroalimentare, la comunicazione sociale, la capacità di fare rete, un percorso di turismo sostenibile e responsabile. Queste sono le carte che si deve giocare anche dove non ci sono storie di beni confiscati. Lo Stato - ha aggiunto - sarà vicino in questo percorso».

Franceschini ha ricordato quanto già fatto lungo questa direttrice: «La bella iniziativa della mostra degli Uffizi a Casal di Principe, in un luogo simbolico, la casa del boss, che deve assolutamente ripetersi, e il progetto di valorizzazione della Reggia di Caserta, che può diventare un volano di crescita internazionale e portare un turismo di qualità, anche con grandi numeri».

Itinerari turistici per far scoprire i luoghi di vita di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra nel 1994, un’agenzia di comunicazione sociale, la vendita di prodotti provenienti da terreni confiscati e il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate: ecco le tre filiere - turismo responsabile, comunicazione sociale e agroalimentare - attivate grazie al progetto «La res» e citate dal ministro. I «Viaggi sulle terre di don Peppe Diana» sono percorsi pensati per valorizzare il territorio; l’agenzia di comunicazione «Etiket», con sede in un bene confiscato, fa informazione attraverso una web radio e una web tv; la filiera agroalimentare punta, infine, allo sviluppo economico del territorio attraverso la vendita dei prodotti in diverse parti del mondo. «Ci sono interi territori in cui o si fa così o non si fa niente», ha spiegato Borgomeo. «Per innescare un percorso di sviluppo nel Mezzogiorno, soprattutto in alcune aree, si deve partire dal sociale e dalla legalità» ha rimarcato, sottolineando che il cammino «è difficile, impegnativo, ambizioso» e che richiede «tenacia, competenza e intelligenza». «L’obiettivo che ci siamo posti - ha aggiunto Gianni Solino, responsabile del progetto - è quello di far lavorare le persone. Le tre filiere di economia sociale sono ormai una realtà come lo è il contratto di rete tra le imprese che hanno a cuore lo sviluppo locale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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