Il Riesame su «Assopigliatutto»: «Pochi riscontri, testi inattendibili»

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di Marilù Musto
Domenica 30 Ottobre 2016, 09:55 - Ultimo agg. 11:32
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CASERTA - Mancano «riscontri esterni» alle parole del faccendiere di Vitulazio, Antonio Scialdone, e dell’imprenditore Alberto Di Nardi, quindi le loro dichiarazioni «difettano di attendibilità intrinseca» sulla posizione di Francesco Iavazzi, titolare della Impresud. È questa la sintesi della motivazione depositata dai giudici del tribunale del Riesame che venti giorni fa hanno annullato l’ordinanza di arresto per il fratello del patron della Juvecaserta. Un colpo all’accusa e uno all’ordinanza del gip che ha messo la firma sull’inchiesta «Assopigliatutto».
Un colpo, il tribunale della Libertà, lo assesta anche alla Stazione Unica Appaltante, strumento di garanzia di legalità negli appalti, ma troppo lenta, per i giudici. Il magistrati Mariarosaria Orditura, Luca Purcaro e Francesca Pandolfi chiedono maggiori elementi alla Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha indagato sull’impresario di Caserta. La ditta di Iavazzi avrebbe fornito i mezzi alla società Termotetti di Luigi Imperadore di Gioia Sannitica per accedere agli appalti nei comuni di Alvignano, Bellona e Casagiove. Iavazzi era stato arrestato, ma subito scarcerato dal Riesame. La difesa dell’imprenditore, rappresentata dal legale Gennaro Iannotti, aveva spiegato ai magistrati di Napoli che i due «accusatori» erano «inattendibili» sia perché Scialdone è stato condannato anche per calunnia in un processo precedente, sia anche perché entrambi erano portatori di interessi contrapposti a quelli dell’Impresud. Inoltre, c’erano state «gare in concorrenza tra Termotetti-Iavazzi a Caiazzo, Alvignano, Bellona e Vitulazio», spiegano le toghe. Non solo. L’accusa aveva ipotizzato che l’impresa Termotetti noleggiasse obbligatoriamente i mezzi da Iavazzi, circostanza smentita almeno in una occasione perché a Casagiove la Termotetti aveva noleggiato i mezzi dalla Go Truck. Solo il 12 settembre del 2013 l’impresa di Imperadore aveva stipulato con la Impresud un contratto «di avvalimento» per cui l’azienda di Iavazzi avrebbe fornito sei navette a vasca con costipatori e spazzatrici. Insomma, il quadro indiziario «non ha raggiunto una qualificata gravità e il compendio probatorio è insufficiente». «Ciò che caratterizza questa gara di appalto - continuano i magistrati - è l’eccessiva durata del procedimento, circa un anno e mezzo. C’è un continuo passaggio di atti tra il Comune e la stazione Unica Appaltante senza una giustificazione nonché il coinvolgimento nella procedura del Consiglio Comunale». «C’è il sospetto che questa copiosa corrispondenza tra la Sua e il Comune fosse pretestuosa e dilatoria e che nessun capitolato fosse mai stato realizzato».
Spunta poi un particolare: Albero Di Nardi più volte spiega che la sua fonte di informazione (fornita poi alla Procura di Santa Maria Capua Vetere) è Scialdone ma anche Elpidio Martucci «ma Scialdone - concludono i magistrati - nulla riferisce della consegna del denaro dal Raucci al Rauso, ad esempio». In sostanza «manca la conoscenza della fonte diretta delle rivelazioni». Ora, si attende il deposito delle motivazioni del riesame per Angelo Di Costanzo, ex presidente della Provincia di Caserta, e degli altri indagati, quasi tutti scarcerati e destinatari di misure cautelari meno restrittive.
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