Mps passa allo Stato: si tratta con la Ue su tutela e riassetto

Mps passa allo Stato: si tratta con la Ue su tutela e riassetto
di Luca Cifoni
Venerdì 23 Dicembre 2016, 08:01 - Ultimo agg. 19:44
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Salvataggio pubblico, con la volontà politica di mettere al sicuro Banca Mps ed altri istituti tutelando al massimo i risparmiatori. La scelta fatta dal governo nel Consiglio dei ministri che si è svolto nella tarda serata di ieri è un punto di arrivo ma anche l'inizio di una partita che dovrà essere giocata soprattutto a Bruxelles. Il decreto legge renderà operativo il fondo con dotazione fino a 20 miliardi, al quale Monte dei Paschi potrà attingere per soddisfare le sue esigenze finanziarie nella quantità richiesta dai recenti stress test. La discussione con la Ue, che comunque è già partita, riguarderà soprattutto due temi.

L'ESPERIENZA
Il primo è la durata dell'operazione. Le regole europee ed in particolare la direttiva sulle crisi bancarie prevedono la possibilità di un intervento dello Stato solo come eccezionale, nel caso in cui sia minacciata la stabilità finanziaria, e temporaneo. Il governo dovrebbe risanare gli istituti sull'orlo del dissesto e poi riconsegnarli al mercato senza perdere soldi dei contribuenti, anzi possibilmente guadagnandoci come è avvenuto in altri Paesi. Si tratta però di determinare quanto tempo possa essere concesso per portare a termine l'operazione, che nel caso di Mps scatterebbe già nei prossimi giorni. Anche l'esperienza, seppure diversa, delle quattro banche posta in risoluzione insegna che scadenze stringenti non aiutano il processo di risanamento e valorizzazione. Si ragiona su un termine di 12-18 mesi, che però il governo italiano sarebbe spingendo per portare ad almeno due anni.

IL NODO
L'altro nodo da sciogliere riguarda la tutela dei piccoli risparmiatori che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate. Roma vorrebbe comunque un meccanismo che sia da subito più efficace e rassicurante di quello messo in campo a suo tempo per le quattro banche e poi a più riprese modificato. Il ristoro delle perdite subite con la conversione forzata dei bond dovrebbe essere pressoché integrale, senza che agli interessati siano richiesti particolari requisiti soggettivi, o che gli stessi debbano dimostrare di essere stati spinti ad acquistare i titoli pur con un profilo di rischio inadeguato. La soluzione esposta dal ministro Padoan dopo la riunione prevede la conversione dei bond subordinati in azioni e poi la restituzione agli interessati di obbligazioni ordinarie per il 100% del valore. In ogni caso un'impostazione del genere dovrà essere convalidata dalla commissione europea, il che naturalmente non è scontato.
Nel decreto portato in Consiglio dei ministri ieri sera non erano comunque indicati i nomi dei singoli istituti su cui intervenire. Si tratta di uno schema di carattere generale che autorizza il ministero dell'Economia a intervenire nei vari casi attraverso un proprio provvedimento, con le modalità che di volta in volta si renderanno necessarie. Le disponibilità potranno servire sia per sottoscrivere strumenti di capitale, sia per fornire garanzie in relazione alla liquidità. È ragionevole pensare che dopo Mps le prossime destinatarie di intervento siano le due banche venete. Mentre a differenza di quanto veniva ipotizzato in indiscrezioni dei giorni scorsi è escluso qualsiasi coinvolgimento di Bpm e Banco popolare.
Servirà quindi un po' di tempo per capire che tipo di istituto potrà essere il nuovo Monte dei Paschi a guida pubblica. Appare evidente che il piano legato al fallito aumento di capitale potrà essere rivisto anche in profondità. Quanto alle possibili indicazioni sulla governance, se ci saranno troveranno probabilmente posto solo nel successivo decreto ministeriale.
Il decreto esaminato dal governo prevede inoltre una serie di altre misure destinate a dare maggiore stabilità al sistema bancario. Si va dalla norma saltata in sede di legge di bilancio che permette alle banche di diluire nel tempo la propria contribuzione al fondo di risoluzione, al regime delle imposte differite per le banche di credito cooperativo.