Come se non fossero già sufficienti i rincari a doppia cifra della frutta, causati dalle alluvioni primaverili, seguiti a ruota da quasi tutta la filiera alimentare, adesso ci si mette anche l’allarme spaghetti. Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie.
Prezzi calmierati per pasta, pane, burro, zucchero, olio: il governo verso l'intesa con i produttori
Secondo i calcoli di Assoutenti un nucleo di 4 persone, che già arriva a spendere in media in Italia 1.320 euro annui per pane e cereali (pasta, riso, gallette, crackers, e derivati vari), ora si vedrà incrementare la spesa di altri 132 euro, il 10% in più.
LA DINAMICA
Nel complesso, a livello tendenziale le quotazioni dei beni alimentari sono scese dal +11,4% di maggio al +10,7%, essenzialmente per effetto del rallentamento dei prezzi dei prodotti lavorati (che passano da +13,2% a +11,5%), solo in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,8% a +9,4%. E il fattore caldo sta peggiorando il quadro. Con l’aumento delle temperature cambiano le abitudini alimentari degli italiani, che aumentano i consumi di prodotti freschi come frutta e verdura mentre spariscono dalle tavole i prodotti più grassi come insaccati e alcuni tipi di carne (il cui prezzo è salito in media del 6,4%). Una modifica della dieta che si trasforma in una stangata per le tasche dei cittadini, considerato che i prezzi dei beni alimentari tipici dell’estate stanno subendo fortissimi rincari su tutto il territorio.
GLI AUMENTI
I rincari, secondo l’ufficio studi dei consumatori, interessano tutti i beni alimentari: il riso costa il 32% in più rispetto allo scorso anno, i pomodori il 12,8% in più, mentre la voce radici, bulbi, funghi e altri vegetali (finocchi, carote, cipolle, aglio, asparagi, carciofi) ha subito aumenti medi del 23,6%; le patate sono rincarate addirittura del 26,9%, e per condire una pietanza con olio d’oliva occorre mettere in conto una maggiore spesa del 26,7%. Per la verdura fresca si spende in media il 17,8% in più, con punte del +22% per i cavoli. Male anche la frutta fresca: gli aumenti sono in media dell’8,3% con punte del 16% per le arance e del 15,2% per i frutti a bacca (uva, kiwi, more, mirtilli). Va anche peggio per i gelati, che rincarano del 18,9% su base annua, mentre per una birra si spende in media il 13,2% in più (+15,8% per quelle non alcoliche). Le bevande gassate aumentano del 19.5%, i succhi di frutta del 15.8% e sono più cari anche aperitivi alcolici (+10%) e acqua minerale (+11,9%). E la situazione, sul versante agrofrutticolo, potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi a causa delle ripercussioni del deterioramento dei raccolti. Coldiretti denuncia infatti che il caldo torrido sta bruciando frutta e verdura nei campi provocando la perdita del raccolto che in alcune aziende arriva fino al 90%, dai peperoni ai meloni, dalle angurie all’uva, dai pomodori alle melanzane.