Scajola in abito blu parla dal carcere: «Io come Andreotti, non crollerò»

Scajola in abito blu parla dal carcere: «Io come Andreotti, non crollerò»
di Cristiana Mangani
Martedì 13 Maggio 2014, 12:14
3 Minuti di Lettura
​Giacca e pantaloni blu, camicia sbottonata e Church ai piedi. La cravatta no, quella la levano insieme con la cinta e i lacci delle scarpe, per evitare che possano farsi del male. Claudio Scajola sembra fermo al momento in cui la Dia l’ha prelevato in casa. Nella V sezione di Regina Coeli, dove si trova da giovedì scorso, l’ex ministro dell’Interno è ancora vestito con gli abiti dell’arresto. Nessuno ha potuto visitarlo: parenti né avvocati. E lui sembra un manager o un parlamentare, con la barba fatta e un ordine maniacale.



LE CONDIZIONI

La cella non ha porta, è un reparto del carcere tipo open- space. Il suo letto è proprio di fronte alla guardiola dove si danno il cambio 24 ore su 24 gli agenti penitenziari. Quando vede il senatore di Gal (Grandi autonomie e libertà), Lucio Barani, che sta facendo la sua visita nell’istituto per verificare lo stato dei detenuti, gli va incontro e gli stringe la mano. Non è stata grande la solidarietà da parte dei colleghi di partito. Soltanto Sandro Bondi si è precipitato a trovarlo il giorno dopo l’arresto, poi silenzio. Nessuno che avesse voglia di andargli a parlare, con le elezioni che incombono. E ieri con Barani è stato un fiume in piena.



«Come sto? E come dovrei stare? - ha reagito alle domande - Mi curano bene, perché ho avuto qualche scompenso pressorio. Ma non si aspettassero di vedermi malato. Io voglio essere come Andreotti che si è tenuto lucido fino alla fine per affrontare meglio tutte le infamie e le accuse che gli hanno scaricato addosso». Il senatore di Gal è più accanito di lui contro la carcerazione preventiva. E Scajola aggiunge: «Guarda, non mi faccio neanche la doccia, mi lavo a pezzi, perché così non rischio di raffreddarmi. Ci sono gli spifferi. Quindi se pensano che crolli, si sbagliano. So bene cosa dire, non hanno assolutamente niente contro di me. Sono tutte menzogne».



Il dialogo avviene nel corridoio dove gli altri detenuti vanno e vengono. Un tunisino chiede a Barani di che partito politico sia. E lui: «Socialista». «Ahhh - replica l’africano dandogli un assist - presidente Craxì, Hammamet». Per Scajola è l’occasione per insistere sull’ingiustizia che sta subendo. «Il mio è stato un arresto elettorale contro Silvio Berlusconi - insiste - I pm hanno fatto la loro richiesta di ordinanza di custodia già prima che si facessero le liste. Naturalmente è un atto segreto, pensavano così di fregare Berlusconi. Mi metteva in lista e loro mi arrestavano. Gli è andata male, però». Sembra quasi che abbia parlato con l’altro detenuto eccellente, Marcello Dell’Utri.



LA BELLA CHIARA

Le parole vanno giù pesanti e più volte il direttore del carcere deve intervenire per bloccarle. «Hanno addirittura arrestato una madre di 80 anni (il riferimento è a Raffaella De Carolis, madre di Matacena, ndr) - continua a inveire - Neanche i regimi dittatoriali arrivano a questo». Poi Barani cede alla tentazione di una domanda sulla bella Chiara. Sarà vero e no che «era soggiogato» da lei, come ha scritto il gip? «Certo è proprio una gran bella donna», lo sollecita. E Scajola: «Non è solo bella, è soprattutto una donna con le palle. È tornata per farsi interrogare, non ha avuto paura. Poteva non farsi trovare, e invece vuole parlare. Non ho i giornali, ma so quello che sta succedendo dalla televisione».

Il senatore Gal lo saluta, deve continuare il suo giro. Prima di lasciarsi, però, l’ex ministro ha un’unica richiesta: «Una cortesia - gli dice - chiami mia moglie e la avverti di portarmi un paio di scarpe comode? Non ne posso proprio più di queste così rigide e dure».