Tammaro Solli vittima innocente di camorra: i killer condannati dopo 25 anni

Sono cinque i killer e i mandanti dell'omicidio di Tammaro Solli nel 1998

Giuseppe Simeoli
Giuseppe Simeoli
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 6 Febbraio 2024, 07:31 - Ultimo agg. 12:31
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Verdetto di primo grado per l'omicidio di Tammaro Solli, freddato il 22 gennaio del 1998 da un commando del clan Polverino. L'uomo, estraneo alle dinamiche criminali, fu avvicinato da un'auto e crivellato di colpi all'altezza della Rotonda Maradona, al confine tra i comuni di Marano, Villaricca e Quarto.

Il gip del tribunale di Napoli (rito abbreviato) ha condannato mandanti e killer dell'uomo: 25 anni di reclusione per Giuseppe Simioli, alias 'o Petruocelo, per anni reggente del clan Polverino, divenuto da qualche anno collaboratore di giustizia; 20 anni, invece, per Salvatore Liccardi e Raffaele D'Alterio, già detenuti per altri reati; 12 anni di reclusione per Giuseppe Ruggiero, alias Geppino ceppa 'e fung, pentitosi pochi mesi fa e per anni uomo di punta della cosca maranese. Otto anni, infine, per un altro collaboratore di giustizia, Roberto Perrone, referente di primo piano per la gestione degli affari illeciti nel comune di Quarto. 

Ad uccidere Solli, secondo quanto cristallizzato dalla sentenza di primo grado, sarebbe stato Raffaele D'Alterio.

A sparare per primo, secondo il collaboratore Perrone, sarebbe stato tuttavia Giuseppe Ruggiero, che era armato di fucile da caccia, ma all'atto della prima esplosione dei colpi contro la vittima non si sarebbe accorto di avere la sicura inserita. 

A quel punto sarebbe intervenuto D'Alterio con una pistola a tamburo. Liccardi, alias Pataniello, avrebbe invece messo a disposizione, nel territorio di Quarto, un garage per l'occultamento delle armi e un'auto nuova dopo l'esecuzione del delitto. Solli fu freddato per fare un favore al clan D'Alterio-Pianese di Qualiano, retto all'epoca da Nicola Pianese. Questi aveva intimato all'uomo, all'epoca poco più che trentenne, di intercedere con Salvatore Speranza, esponente della mala qualianese, pentitosi proprio in quel periodo. I vertici del clan di Qualiano, attraverso l'intervento di Solli, auspicavano che Speranza ritrattasse le dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. In qualche modo complici dell'omicidio, almeno secondo quanto riferito da Roberto Perrone e Giuseppe Simioli, sarebbero stati anche altri esponenti dei Polverino, tra cui Ciro Manco, Sabatino Cerullo e Carlo Nappi. 

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L'azione criminale venne eseguita dai sicari a bordo di un'Alfa 33. Uno dei pentiti del clan Polverino, Giuseppe Simioli, sarà protagonista anche in un altro processo ormai in dirittura d'arrivo. È il processo che vede imputati l'ex sindaco Mauro Bertini, l'imprenditore edile Angelo Simeoli, Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli dell'ex senatore di Forza Italia Luigi Cesaro, e l'ex dirigente del Comune di Marano Armando Santelia. Tutti sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno con i Polverino e corruzione.

Il procedimento giudiziario, che si trascina da tre anni, doveva andare in archivio ieri con la lettura del dispositivo di sentenza e invece la parola fine sarà scritta entro la fine di marzo. I legali di Simeoli, accusato di corruzione, hanno prodotto in aula il dispositivo da cui si evince che il loro assistito, meno di venti giorni fa, è stato assolto in un altro processo dall'accusa di concorso esterno con il clan Polverino.

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