Arrestato «Bimbo d’oro», il latitante di camorra con la parrucca

I carabinieri lo hanno riconosciuto e bloccato nonostante il travestimento

Manette a «Bimbo d’oro», il latitante con la parrucca
Manette a «Bimbo d’oro», il latitante con la parrucca
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 25 Febbraio 2024, 22:58 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 15:10
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Indossava una parrucca ed era in compagnia dei suoi familiari Fabio D'Agostino, 37 anni, latitante nell'orbita dei clan Orlando e Polverino, catturato ieri sera in via via Isonzo. L'uomo, già condannato in passato per associazione mafiosa, deve scontare una condanna a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le manette sono scattate a ridosso dell'abitazione in cui vivono moglie e figlio.

D'Agostino, meglio noto come Bimbo d'oro, era arrivato in zona, intorno alle 19, a bordo di un'autovettura intestata a un prestanome. I carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna erano già posizionati. Le mani sul volante erano quelle di un uomo dalla capigliatura folta e singolare, che ha destato subito sospetto. I militari dell'Arma non hanno esitato e, quando moglie e figlio del 37enne hanno varcato la soglia del portone di casa, lo hanno bloccato e ammanettato. D’Agostino avrebbe dovuto trascorrere il fine settimana in loro compagnia. 

L'uomo è rimasto imperturbabile e, con un malcelato disagio, ha chiesto spiegazioni. I carabinieri, che lo avevano riconosciuto nonostante il buio, gli hanno sfilato il toupet di capelli castani e condotto, poco dopo, nel carcere di Secondigliano. Il 37enne era scomparso un anno fa dai radar della giustizia, ma i carabinieri - coordinati dal pubblico ministero della Dda di Napoli Giuseppe Visone - non hanno mai mollato la presa. L'arresto è arrivato al culmine di una complessa indagine, fatta di analisi e ricerche sulle abitudini dei suoi familiari ed effettuando un attento monitoraggio dei social network e del suo patrimonio. I dati acquisiti nel corso dei mesi hanno spinto gli inquirenti ad intensificare le ricerche del latitante a Marano, la città in cui ancora risiedono moglie e figlio di D'Agostino. 

L'uomo è ritenuto un elemento di spicco dei clan Orlando e Polverino, confluiti da tempo - assieme agli affiliati del clan Nuvoletta - in un unico sodalizio criminale. Per gli inquirenti, Bimbo d'oro era ben inserito nell'attuale contesto criminale cittadino. Gli Orlando sono subentrati da tempo, nella gestione degli affari illeciti, ai Polverino e ai Nuvoletta. Sono loro, di fatto, a dettare legge sul territorio sul fronte delle estorsione e del traffico di stupefacenti. I vecchi affiliati ai Polverino e Nuvoletta si occupano, in prevalenza, di riciclare - in attività commerciali e di altro genere - le somme di denaro frutto di illecito provento. 

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I big delle tre cosche - oggi riunite in unico cartello - sono stati tutti assicurati alla giustizia: Antonio Orlando, alias Mazzolino, arrestato nel 2018 dopo quindici anni di latitanza, è il capo indiscusso della famiglia radicata profondamente nel centro storico della città; Giuseppe Polverino, il re dell'hashish, è invece detenuto dal 2012 in regime di 41bis. Di recente è stato arrestato anche Lorenzo Nuvoletta, nipote del defunto e omonimo padrino alleato con i Corleonesi di Totò Riina. I clan di Marano sono storicamente attivi anche nei comuni di Quarto e Calvizzano. Le cosche sono state fortemente indebolite da numerose attività investigative e dal recente pentimento di alcuni importanti affiliati, tra cui Giuseppe Simioli e Giuseppe Ruggiero, entrambi per lunghi anni elementi apicali del clan Polverino. Grazie a loro, e al collaboratore di giustizia Roberto Perrone, si è fatta luce di recente su diversi cold case.